Ennesimo rinvenimento di telefoni cellulari nelle sezioni alta sicurezza del carcere di Melfi.
Anche secondo il Vice Segretario Generale del Sindacato Polizia Penitenziaria “S.P.P.” Vito Coviello, la situazione del penitenziario stà assumendo contorni preoccupanti per quanto concerne la sicurezza
“È di ieri la notizia del ritrovamento di tre micro telefoni cellulari all’interno della 4^ sezione Alta Sicurezza del Carcere di Melfi, telefoni che venivano utilizzati da alcuni ‘BOSS’ ristretti nel penitenziario melfitano.
Negli ultimi mesi il carcere di Melfi è stato sotto la lente di ingrandimento perché altri telefoni cellulari, oltre che a sostanze stupefacenti, sono stati rinvenuti sempre nelle sezioni alta sicurezza, sezioni dove, precisiamo, sono ristretti delinquenti appartenenti alla criminalità organizzata.
Gli accadimenti che si stanno verificando, senza ombra di dubbio, lasciano trapelare che il sistema gestionale ed organizzativo della struttura federiciana presenta numerosissime falle, criticità le cui responsabilità vanno ricercate, oltre che nell’amministrazione centrale, anche forse in coloro che la struttura la gestiscono a livello periferico, mostrando una totale inadeguatezza.
Purtroppo ci consta rilevare che il carcere di Melfi, un tempo ritenuto fiore all’occhiello della realtà penitenziaria lucana oggi, dopo il cambio di molti direttori e l’assenza del Comandante titolare, sia diventato un vero e proprio colabrodo.
Come sindacato siamo ben consci delle tante difficoltà che il sistema carcere oggi presenta, ma siamo altrettanto consci che per governare delle realtà difficili è necessario avere delle doti che permettano di avere una chiara visione di ciò che si stà governando e di conoscere bene tanto i punti di forza della propria organizzazione quanto e soprattutto i punti deboli, al fine di poter intervenire ponendo rimedio alle deficienze.
Sarebbe il caso che l’Amministrazione centrale valutasse la ipotesi di inviare una ispezione ministeriale presso la struttura melfitana al fine di accertare la corretta gestione della struttura e ricercare, oltre che le responsabilità per ciò che scandalosamente stà accadendo, anche eventuali soluzioni, magari prevedendo un avvicendamento ai vertici della struttura.
Il carcere, se non è in grado di garantire sicurezza, non ha ragione di esistere come istituzione”.