Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di UIL FPL Basilicata:
“È arrivato dalla Conferenza Stato Regioni il semaforo verde all’Assistente infermiere.
Tutta nuova questa figura dell’assistente infermiere, definito un “operatore in possesso della qualifica di operatore socio sanitario che, a seguito di un ulteriore percorso formativo consegue al qualifica di Assistente infermiere”.
Collabora con gli infermieri assicurando le attività sanitarie identificate nel provvedimento oltre a svolgere le attività proprie del profilo di operatore socio sanitario.
E le sue attività sono rivolte alla persona per fornire assistenza diretta di tipo sanitario e supporto gestionale organizzativo e formativo.
In rapporto alla gravità clinica dell’assistito e all’organizzazione del contesto, svolge quindi le proprie attività secondo le indicazioni dell’infermiere e in collaborazione e integrazione con gli altri operatori.
È inoltre responsabile della correttezza dell’attività svolta.
Gli ambiti di competenza si articolano in abilità minime e conoscenze essenziali in tecniche ed interventi assistenziali di carattere sanitario e primo soccorso; organizzazione e integrazione con altri professionisti/operatori.
Anche per questa figura, come per gli OSS, tutte le regioni, compreso la Regione Basilicata, potrà definire annualmente il bisogno formativo e il fabbisogno professionale dopo aver informato le organizzazioni sindacali rappresentative, e provvederà all’organizzazione dei corsi di formazione sempre nel rispetto delle disposizioni del decreto.
La UIL FPL di Basilicata sposando completamente la linea della nostra Segreteria Nazionale è fortemente contraria all’istituzione di questa nuova figura che creerà solo confusione e sarà difficile la sua integrazione con le competenze dell’infermiere.
Sebbene dovranno lavorare insieme per garantire la salute e il benessere dei pazienti, le loro responsabilità, competenze e percorsi formativi saranno significativamente diversi.
Sarebbe stato più opportuno potenziare dal punto di vista formativo la figura dell’OSS e al contempo garantire il giusto inquadramento normativo ed economico.
Allo stesso tempo, sarebbe stato più appropriato, rendere più attrattiva la professione infermieristica adeguando gli stipendi alla media europea e potenziare le competenze favorendo l’evoluzione della formazione universitaria, attraverso un percorso definito di specializzazioni.
Anche il nome ci lascia perplessi.
È chiaro a tutti che questa ibrida figura nasce solo per far risparmiare le aziende (soprattutto quelle private) e sopperire alla carenza di figure infermieristiche.
Sicuramente, le incertezze e le preoccupazioni sono legate al loro inquadramento contrattuale e ai conseguenti impatti sulle condizioni di lavoro e sulla qualità del servizio sanitario.
Ma il punto su cui dobbiamo riflettere è che abbiamo già delle figure esistenti e normate, ad esempio OSS e OSSS con formazione complementare, che già svolgono un ruolo cruciale nell’assistenza sanitaria, offrendo supporto tanto ai pazienti quanto agli infermieri e agli altri professionisti sanitari.
Valorizzare queste figure potrebbe significare una soluzione più immediata ed efficiente, senza necessariamente creare una figura completamente nuova, a condizione di fornire adeguato supporto formativo e riconoscimento professionale”.