La Provincia di Potenza dice no all’individuazione di siti idonei allo stoccaggio delle scorie nucleari in Basilicata.
A seguito dell’avvio della fase di scoping da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nell’ambito dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica sulla proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico, nella terra lucana si riaccende il dibattito circa l’ipotesi di individuazione di nuovi siti per lo stoccaggio delle scorie nucleari.
Il Presidente della Provincia, Christian Giordano, ha sottolineato con fermezza la posizione dell’Ente sul tema:
“La Basilicata è già stata teatro di importanti contributi energetici, con numerosi impianti di estrazione petrolifera e produzione di energia rinnovabile.
Una terra tristemente provata dalle attività estrattive e dalle selvagge installazioni energetiche, che ora chiede rispetto e tutela per il proprio ambiente e per la salute dei suoi abitanti.
L’ipotesi di ospitare un deposito di scorie nucleari nella nostra regione riapre vecchie ferite.
Non possiamo dimenticare la manifestazione di Scanzano Jonico che vide migliaia di cittadini scendere in piazza per opporsi alla costruzione di un deposito geologico di scorie nucleari.
La protesta è ancora viva nella memoria dei lucani e deve essere per noi un monito.
La gravità della situazione non può essere sottovalutata, si tratta di un rischio ambientale e sanitario che la Basilicata non può e non deve a correre.
Il Consiglio Provinciale si è già espresso contrariamente sulla questione e, con la collaborazione del nostro Ufficio Pianificazione, stiamo preparando una puntuale relazione da depositare nell’ambito della fase di scoping, per rimarcare ulteriormente la posizione dell’Ente: nessun deposito di scorie nucleari in Regione.
È arrivato il momento in cui la Politica, aldilà delle fazioni, si attivi per proteggere il territorio in cui opera e la salute dei suoi abitanti.
Prima di essere amministratori con idee diverse, siamo cittadini della stessa terra, quella che ci ha portati a ricoprire i ruoli che svolgiamo, quella in cui sono nati e cresceranno i nostri figli.
È quella terra che ora dobbiamo difendere a gran voce rispondendo con azioni concrete”.