Oggi, Domenica 23 Maggio, si festeggia la Pentecoste, una delle ricorrenze cristiane più importanti dell’anno liturgico.
Il termine Pentecoste deriva dal greco antico e significa “cinquantesimo (giorno)”, infatti cade esattamente cinquanta giorni dopo la Pasqua e celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo, luogo dell’ultima cena di Gesù.
Nella tradizione ebraica la Pentecoste si chiamava Shavuot ed era una festa agricola in cui si ringraziava Dio per i doni offerti dalla terra.
Si celebrava, anche in questo caso, 50 giorni dopo la Pasqua ebraica e coincideva con l’inizio della mietitura e la raccolta dei primi frutti.
Con il tempo la celebrazione si è arricchita di un ulteriore significato, ossia il ricordo del giorno in cui Dio consegnò a Mosè le Tavole della Legge sul Monte Sinai.
Perché si festeggia la Pentecoste?
Perché la discesa dello Spirito Santo, su Maria e gli apostoli, segna l’inizio della missione della Chiesa.
Gli Atti degli Apostoli recitano:
“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”.
La Pentecoste è una festa molto sentita nella Città di Melfi che, anche quest’anno, la celebra in modo alternativo, con un format che prevede una diretta streaming sulla pagina facebook del Comune.
La rievocazione, giunta alla sua 493° edizione, ricorda il tragico evento del 1528, passato alla storia come il “Sacco di Melfi”.
Come precisato lo scorso anno dall’Amministrazione:
“Anche se in un format nuovo dovuto all’emergenza Covid-19, la Città rivivrà così quell’epica giornata di sangue nella quale riecheggia la figura di Giovan Battista Cerone.
È un evento che si ripropone ogni anno per rievocare, fin dal 1528, il conflitto tra i francesi di Francesco I e gli spagnoli di Carlo V, per il dominio del Regno di Napoli.
L’esercito francese era al comando di Odet de Foix, Visconte di Lautrec, già maresciallo di Francia dal 1511.
Egli si rese protagonista, infatti, del sanguinario assedio della Città, e responsabile del massacro di oltre 3mila persone, fatto passato alla storia come ‘La Pasqua di Sangue’.
I primi attacchi alla Città, il 22 di marzo 1528, ebbero esito negativo per le armi francesi che contarono più di un centinaio di morti.
Durante la notte arrivarono i rinforzi richiesti, tra cui le famigerate Bande Nere guidate da Orazio Baglioni, e diversi pezzi di artiglieria che risultano determinanti per la presa della Città.
Dopo l’infame eccidio di armati e di popolani, le truppe francesi costrinsero il principe di Melfi, Giovanni III Caracciolo, che si era asserragliato nel Castello con i suoi fedelissimi, ad arrendersi per aver salva la vita.
La Città, saccheggiata e bruciata, fu abbandonata dai circa 6mila superstiti che si rifugiarono nella selva dello Spirito Santo, sul Monte Vulture, e qui vi rimasero fino all’arrivo degli spagnoli liberatori.
Gli spagnoli, promulgarono due editti del Re Carlo V: il primo invitava le popolazioni delle Città limitrofe a trasferirsi a Melfi; il secondo, proclamando la Città fedelissima, esentava i suoi abitanti dal pagamento delle tasse per un periodo lungo di 12 anni”.
Quello di quest’anno è un viaggio nelle varie edizioni tra storia ed evocazione.