“Sono passati ormai quattro mesi dall’annuncio della ripresa delle attività ma la paralisi dell’Ospedale di Venosa, destinato dal marzo 2020 a centro Covid a bassa intensità, continua“.
A rilanciare l’allarme è la Fials per voce del segretario provinciale Giuseppe Costanzo che, con una nota, contesta:
“la passività dell’Asp e chiede che intanto, almeno, sia ripristinato il servizio dialisi per l’Ospedale di Venosa.
La pratica degli annunci ad effetto ha creato ancora una volta aspettative deluse tra gli utenti e tra gli operatori, sfiancati dai lunghi anni di agonia a cui è stato condannato il presidio ospedaliero venosino.
Non ci aveva tratto in inganno l’immediata ripartenza della chirurgia oculistica.
Un punto di forza e di attrazione dalla vicina Puglia che non poteva essere lasciato decadere e che ha sempre avuto un ‘occhio’ di riguardo da tutte le direzioni succedutesi negli anni.
Ma ci aspettavamo che almeno si mettesse capo al problema della dialisi.
Il caso del paziente trasferito a Rionero per sottoporre a dialisi è stato da noi giustamente stigmatizzato.
Perché se si motiva che Venosa ha cessato le attività ordinarie perché non può gestire in sicurezza i due canali di accesso di pazienti Covid e No Covid, lo stesso discorso, in senso inverso, vale per l’Irccs-Crob.
Un centro oncologico di eccellenza non può e non deve essere attrezzato per gestire pazienti Covid, che puntualmente trasferisce a Potenza.
E infatti a Rionero, i due tipi di pazienti non hanno percorsi differenziati in alcuni passaggi strategici.
Chiediamo quindi che intanto, almeno, si ripristini il servizio dialisi, che è un’attività essenziale per i pazienti Covid.
Se, come si vocifera, i problemi tecnici per la ripartenza degli impianti sono insormontabili, perché non si provvede alla loro sostituzione?
Quindi, a prescindere da quelli che saranno gli esiti della quarta ondata di Covid e dalla effettiva volontà di riavviare le attività ordinarie, riteniamo urgente che a Venosa torni a funzionare la dialisi”.