La condivisione degli spazi tra i reparti di Pediatria e Ostetricia all’Ospedale di Melfi continua a preoccupare Ernesto Navazio, capogruppo di “Noi per Melfi”.
La seguente dichiarazione (da lui sottoscritta), parla di “strano silenzio” sulla questione:
“Nelle settimane passate avevamo avanzato alcuni dubbi sulla gestione di alcuni reparti del nostro ospedale: la condivisione del reparto di pediatria con quelli di ostetricia.
Dall’ospedale, però, solo silenzio, ma uno strano ed apparente silenzio!
Diversi, infatti, ci risulta che siano stati gli incontri tra la dirigenza del nostro ospedale e l’autorità politica locale e regionale, gli ordini di servizio verbali, puntualmente disapplicati, svariate le note di richieste di chiarimenti, alcune minacce, molti i ripensamenti.
Ma…il problema rimane ed è ancora là!
Abbiamo cercato riscontri in altri ospedali, ci siamo documentati su internet, ma non abbiamo trovato nulla di simile: il reparto di pediatria contiguo a quello di ostetricia!
Magari condividono lo stesso stabile, al più nella peggiore delle situazioni i reparti risultano separati da un semplice filtro quale una porta (anche di vetro a volte).
Quanto sosteniamo non sfugge neanche al direttore sanitario e ai tecnici che siamo certi anche loro non escludono la possibilità di qualche contagio.
Chi ci assicura che il personale infermieristico in servizio sui due reparti e nei diversi turni non sia sempre lo stesso?
Siamo sicuri che le donne gravide, passando nel reparto di pediatria (ad esempio mentre ospita pazienti con problemi di rosolia, morbillo, orecchioni, ecc..) non corrano alcun rischio? O viceversa, siamo sicuri che i piccoli pazienti di pediatria non siano lasciati sostare negli accoglienti corridoi di ostetricia prospicienti le magnifiche stanze di accoglienza delle donne gravide?
Gli esperti da noi interpellati mostrano riserve rispetto ad una simile organizzazione, condividendo con noi la potenzialità del rischio, mentre gli esperti del nostro ospedale dribblano la questione, evitano la discussione, sperando che quel rischio potenziale non si trasformi in realtà!
In tutto questo il direttore sanitario si fa scudo dei pareri dei suoi tecnici, si fa scudo della politica (come se questa avesse la soluzione e fosse il vero esperto), ma è proprio certo che non si debba fare nulla?
Noi siamo convinti che il direttore sanitario sappia cosa è meglio fare, ma che sia timoroso degli strali e delle intemperanze di qualche suo dirigente e magari dei protettori politici di questi ultimi!
In questo modo venendo meno alla sua funzione e, quindi, inadatto al ruolo!
Non si vuole allarmare nessuno, ma il problema non è solo potenziale, il rischio è reale e non va mitigato ma evitato.
Fare scorrere il tempo in attesa che tutto cada nel dimenticatoio non serve e noi mantenendo accesi i riflettori faremo in modo che questo non accada!”.