L’ex Vescovo di Melfi, padre Gianfranco Todisco, dopo un anno trascorso in missione, ha fatto rientro nella sua terra per qualche giorno.
L’Honduras è la terra che ha deciso di abbracciare dopo che, nel 2017, Papa Francesco accettò la sua richiesta di rinuncia alla Diocesi (con 4 anni d’anticipo rispetto alla naturale scadenza stabilita dal diritto canonico) e lo lasciò inseguire la sua volontà.
La scelta di andare in missione ha rappresentato per lui il ritorno ad un’antica vocazione, avendo già intrapreso esperienze simili nel corso dei 21 anni precedenti (dal 1978) alla sua esperienza di Vescovo di Melfi (14 anni), precisamente 13 in Canada e 9 in Colombia.
Ne ha fatta di strada padre Todisco, battendo dai sentieri più tortuosi a quelli più “privilegiati”, senza risparmiarsi nella miriade di esperienze che il suo abito talare gli ha concesso di intraprendere.
Questa la dichiarazione che l’ex vescovo ha lasciato alla nostra Redazione:
“Ogni sacerdote deve sentirsi missionario nel cuore, che si trovi a Melfi, in Africa o in Honduras.
Ci sono, ovviamente, paesi in cui è necessario intervenire personalmente e l’Honduras è uno di questi.
È un posto molto povero, i cui abitanti sono degli emarginati e dei “respinti” che, quando tentano di trovare fortuna in altre parti del mondo, vengono inevitabilmente scacciati o esclusi, come accade a tanti altri in questo preciso momento storico.
L’accoglienza deve essere il sentimento chiave di ogni buon cristiano; queste povere persone non sono nemiche, hanno soltanto voglia di riscatto”.
Per quel che riguarda gli interventi concreti effettuati nel territorio:
“Siamo riusciti, in diocesi, a trovare dei benefattori che ci consentono di realizzare tanti progetti.
Abbiamo, ad esempio, un gruppo di ragazzi impiegato nella lavorazione del vetro e dell’alluminio e delle ragazze che si occupano di produrre pomodori disidratati, molto richiesti nel resto del mondo.
Il finanziatore di quest’ultimo progetto è una banca locale che ci ha concesso contributi senza pretendere interessi.
Altre attività volte a rendere gli abitanti di questi luoghi protagonisti vincenti della loro vita, riguardano il versante turistico.
Circa 15 tribù, site tra le impervie ma, allo stesso tempo, affascinanti montagne Honduregne, si stanno impegnando a creare una proposta di progetto da sottoporre a vari finanziatori, volta ad agevolare l’offerta turistica della zona.
La realizzazione di questa idea consentirebbe alle comunità autoctone di conoscere approfonditamente il loro territorio per poterlo presentare al meglio al visitatore di turno e di lavorare onestamente, come tutte le persone meritano di fare, anziché cercare distrazione in alcool o altre droghe che, come sappiamo, nella povertà trovano il loro terreno fertile.
L’Honduras è un paese che ha tanto e che potrebbe vivere tranquillamente di turismo, se solo si riuscisse a superare il tarlo infestante della corruzione.
Stiamo lavorando anche per combattere la piaga dell’analfabetismo dovuto, essenzialmente, alla mancanza delle fonti economiche per sostenere le spese scolastiche”.
Padre Todisco ha concluso sottolineando il messaggio evangelico che sta alla base di questa scelta di vita e come questo dovrebbe essere applicato:
“Io, da metà Dicembre dello scorso anno, ho visitato già buona parte dei villaggi sprovvisti di sacerdoti (che in tutto sarebbero più di 48) per portare in queste comunità la parola del Vangelo, non come una semplice predica, ma immergendomi e mescolandomi tra la gente per non farla sentire sola.
Un buon cristiano non deve perdere l'”annuncio”.
Molti vivono la fede in modo personale, ma si dovrebbe imparare a diffondere il messaggio evangelico.
Ogni cristiano deve essere pervaso dall'”ansia missionaria” e, proprio come insegna Gesù, andare in tutto il mondo a predicare la sua parola”.
Pochi i giorni trascorsi da padre Todisco a Melfi, ora è pronto per ripartire e continuare la sua missione tra coloro che hanno bisogno di una grande guida spirituale per sopravvivere.