Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dell’associazione “Libera Basilicata”:
“Libera Basilicata, in particolare grazie alla presenza, nel territorio, del presidio del Vulture Alto Bradano, da anni sta ponendo l’attenzione nei confronti di ciò che accade a Palazzo San Gervasio sia in materia di accoglienza dei lavoratori stagionali, sia in quello che succede all’interno delle mura del Centro per i Rimpatri.
E mentre nel primo caso, assieme ad altre associazioni, Libera è riuscita ad effettuare sopralluoghi all’interno della struttura dell’ex tabacchificio (anche quest’anno individuata dalla Prefettura come centro di accoglienza dei lavoratori stranieri che arrivano in zona per la raccolta dei pomodori), nel secondo caso brancoliamo nel buio.
Non sappiamo ciò che realmente accade all’interno del Cpr, almeno non possiamo constatarlo direttamente, se non attraverso i racconti di alcuni organi di stampa, di alcune trasmissioni televisive.
Ora apprendiamo da una nota di Maurizio Tritto di presunte proteste avvenute nelle scorse ore all’interno del centro, con materassi bruciati, fumo nero e urla.
Torniamo a chiedere alle istituzioni preposte maggiore trasparenza nella gestione del centro e non solo di quello di Palazzo San Gervasio.
Come raccontato anche su La via Libera, nel rapporto realizzato dalla Coalizione italiana libertà e diritti civili, dal titolo L’affare Cpr, si legge che negli ultimi tre anni, le prefetture hanno bandito appalti per 56 milioni di euro, 12 milioni in più rispetto al triennio precedente.
Un numero che mostra come queste realtà siano molto costose per le casse pubbliche, oltre che inefficienti: dal 2013, la media dei rimpatri effettuati ogni anno non supera il 50 per cento.
‘Cifre che fanno della detenzione amministrativa una filiera molto remunerativa che, non a caso, ha attratto negli ultimi anni gli interessi economici di grandi multinazionali e cooperative’, si legge nel rapporto.
‘La privatizzazione della gestione è, infatti, uno degli aspetti più controversi di questa forma di detenzione senza reato e ne segna un ulteriore carattere di eccezionalità: il consentire che su quella privazione della libertà personale qualcuno possa trarne profitto'”.