Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dei Consiglieri Regionali M5S, Gianni Leggieri, Carmela Carlucci:
“Oggi abbiamo preso parte ai lavori delle commissioni prima e terza riunite in assemblea congiunta per discutere e approfondire la delicata questione dell’elezione del futuro Presidente del Parco Regionale del Vulture.
Alcuni giorni fa abbiamo richiesto formalmente l’audizione dei sindaci che compongono la Comunità del Parco in relazione all’individuazione dei nominativi per la nomina del presidente del Parco.
Sin dall’inizio di questa vicenda è emersa in maniera evidente la volontà da parte dei sindaci stessi di politicizzare al massimo questa scelta, proponendo al consiglio regionale una rosa composta solamente da cinque primi cittadini (Barile, San Fele, Rapolla, Atella, Ruvo del Monte) escludendo di fatto gli altri candidati, tra cui molte figure tecniche e con curricula adeguati alla carica di Presidente.
Nel corso dei lavori delle commissioni abbiamo sottoposto ai sindaci presenti una serie di quesiti: quali siano stati i criteri e le modalità che hanno definito la rosa di cinque nomi che la Comunità del Parco ha provveduto a indicare alla Regione Basilicata;
se sia stata realmente effettuata l’istruttoria dei curricula (l’esame, la valutazione dei requisiti, l’ammissione e quindi l’eventuale esclusione) e se si, da chi e come sia stata fatta tale valutazione;
come mai si sia provveduto a fare una scelta squisitamente politica e non magari basata sulle competenze tecnico – scientifiche dei candidati, così come previsto dalla Legge e dallo Statuto dell’Ente; quali siano i requisiti specifici contenuti nei curricula dei cinque candidati ammessi;
per quale motivo si sia giunti a un’elezione, tra l’altro a scrutinio segreto, invece di adoperare una procedura di selezione dei candidati.
Durante la discussione è emersa la netta spaccatura all’interno della stessa Comunità del Parco.
Da un lato i cinque sindaci autocandidati che, nonostante, i numerosi solleciti e le richieste di chiarimento in merito all’istruttoria hanno mantenuto inspiegabilmente la loro posizione.
Tra i requisiti di alcuni di loro non spiccano sicuramente l’attenzione all’ambiente e la difesa del proprio territorio.
Sul fronte opposto si sono espressi a favore di una scelta tecnico-scientifica i sindaci di Melfi, Ripacandida e Rionero in Vulture che hanno evidenziato che “la mancata valutazione della ammissibilità dei singoli curricula da parte dell’assemblea del Parco determina un vulnus sul piano etico, politico e anche giuridico ed espone a rischi di legittimità e di violazione delle norme l’intera procedura di designazione”.
Il sindaco di Melfi ha addirittura utilizzato un’espressione colorita nel ribadire la sua forte contrarietà al metodo utilizzato dalla Comunità del Parco.
Dai verbali in nostro possesso emergerebbero gravi discordanze in quanto non risulterebbe chi, come e quando abbia esaminato le proposte di candidature e autocandidature.
Durante i lavori delle commissioni sono emerse le frizioni, ormai note, tra Forza Italia con i consiglieri Acito e Bellettieri da un lato e la Lega con il consigliere Zullino dall’altra.
In particolare, gli azzurri, in maniera oculata, hanno rilevato le anomalie relative all’autocandidatura dei cinque sindaci, mentre dall’altro lato Zullino, tra l’altro esponente leghista del Vulture, ha perorato e difeso inspiegabilmente la causa dei cinque primi cittadini.
Nel frattempo anche le associazioni del territorio, riunite nel comitato pro parco hanno provveduto a depositare presso la Giunta Regionale, il Consiglio Regionale e l’Ente Parco del Vulture un’istanza di annullamento in autotutela della decisione assunta dalla Comunità del Parco il 22 settembre 2020 chiedendo la nuova convocazione della stessa Comunità del Parco, affinché si giunga a una selezione in conformità ai criteri presenti nell’avviso pubblico e meglio precisati anche dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato. (Sentenza Sez. VI, 10.09.2007, n. 4749).
Abbiamo approfondito il tema con l’obiettivo di difendere e tutelare l’Ente Parco, il territorio e i cittadini dell’area nord della Basilicata, tentando di bloccare questa ennesima becera lotta di mera spartizione per accaparrarsi la poltrona.
Il modus operandi degli ultimi 20 anni di partito-regione pervade ancora, purtroppo, l’azione amministrativa di tante importanti realtà lucane.
Se le premesse per un buon funzionamento dell’Ente Parco del Vulture sono queste, facciamo fatica a immaginare un futuro roseo e uno sviluppo sostenibile dell’intera zona del vulture-melfese, soprattutto perché i sindaci-candidati protagonisti di questa vicenda sono i componenti fondamentali della Comunità del Parco e dei futuri organi direttivi”.