Il 2025 sarà l’anno in cui la lunga coda di Quota 100 si esaurirà definitivamente.
Come fa sapere quifinanza: “Dopo anni di modifiche e prolungamenti per evitare un improvviso aumento dell’età pensionabile, la norma di flessibilità che permetteva di smettere di lavorare a 62 anni con 41 di contributi scomparirà.
La Lega e in particolare il suo segretario Matteo Salvini, ha però intenzione di introdurre una nuova opzione di flessibilità in modo da diminuire l’impatto della legge Fornero.
Questa volta l’obiettivo sarebbe Quota 41 con un ricalcolo contributivo totale, che comporterebbe un taglio del 20% dell’assegno pensionistico per chi sceglie questa alternativa. I costi dell’operazione rimangono però molto difficili da sostenere per il Governo.
L’avvicinamento della manovra finanziaria comporta le valutazioni annuali sulla sostenibilità delle opzioni pensionistiche flessibili che ammorbidiscono la normativa base della previdenza sociale italiana, la Legge Fornero.
In vigore sono rimaste in tutto tre leggi che consentono di andare in pensione in anticipo.
- Ape Sociale (Confermata per il 2025) riservato a chi è impiegato in lavori gravosi, ha un parente disabile che assiste o si ritrova disoccupato e soddisfa i requisiti di 63 anni e 5 mesi di anzianità e 30 anni di contributi versati;
- Opzione Donna (Confermata per il 2025) riservata alle donne con 61 anni di età e 35 di contributi che assistono un familiare disabile, sono state licenziate o hanno subito una forte riduzione della capacità lavorativa;
- Quota 103 (Non confermata per il 2025) riservato a chiunque abbia computo almeno 62 anni di età e abbia maturato 41 anni di contributi lavorativi.
Per rispettare i parametri di bilancio e la sostenibilità del sistema pensionistico che la Legge Fornero ottiene, tutte queste norme hanno un ricalcolo, parziale o totale, dell’assegno pensionistico in senso contributivo degli anni maturati con il regime retributivo. In questo modo lo Stato permette ai lavoratori di andare in pensione in anticipo rispetto alla normativa vigente limitando le spese.
Per sostituire Quota 103, che è destinata a scomparire nel 2025, Matteo Salvini che era stato sostenitore della proposta originale da cui questa norma è derivata, Quota 100, vorrebbe introdurre una nuova forma di flessibilità: Quota 41.
Si tratta di una modifica a un’ipotesi di riforma strutturale del sistema pensionistico, sostenuta anche dai sindacati, che avrebbe rimosso i requisiti di età dalla previdenza sociale lasciando soltanto quelli dei contributi versati, appunto 41 anni.
Una modifica simile è però ritenuta del tutto insostenibile dal punto di vista dei conti pubblici.
La spesa pensionistica in Italia pesa già per il 16,3% del Pil, una percentuale enorme che costringe lo Stato a grossi sacrifici per mantenere i pensionati.
Buona parte dell’esecutivo, in particolare il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rimane fredda su questa opzione.
La proposta che potrebbe trovare spazio nella prossima manovra finanziaria è una modifica al Quota 41, con un pesante ricalcolo contributivo della parte retributiva maturata.
Il vecchio metodo di calcolo dell’assegno infatti permetteva di raggiungere cifre molto alte che peserebbero sulle casse dello Stato.
Questo però richiederebbe un grosso sacrificio economico al pensionato, con un taglio di circa un quinto del proprio assegno”.