Grande festa a Pescopagano dove oggi, Domenica 15 Settembre, la comunità rende omaggio a San Gerardo Maiella.
È una festa molto sentita nella comunità pescopaganese e va a chiudere ufficialmente il programma di eventi estivi.
Il Santo, nato a Muro Lucano il 6 Aprile 1726, visse solo 29 anni, per poi morire proprio il 16 Ottobre del 1755.
Come riporta wikipedia Gerardo, figlio di un modesto sarto di nome Domenico e di una donna del popolo di nome Benedetta Galella, dopo la prematura morte del padre entrò al servizio del vescovo di Lacedonia, mons. Claudio Albini.
Morto questo prelato, Gerardo, che già avvertiva da molto tempo la chiamata del Signore alla vita religiosa, cercò invano di essere ammesso tra i frati cappuccini della sua città natale, non riuscendoci a causa della sua salute cagionevole.
Nel 1748 ebbe modo di conoscere un gruppo di sacerdoti redentoristi, impegnati in una missione popolare nella sua Muro e, contro il parere della madre, si unì alla nuova famiglia religiosa.
Scappato di casa grazie all’aiuto di un lenzuolo usato a mo’ di fune per calarsi dalla finestra, dopo aver lasciato un biglietto alla madre con su scritto “mamma, perdonami, vado a farmi santo”, Gerardo si unì alla compagnia dei missionari redentoristi dai quali, solo dopo molte insistenze, fu accettato.
Lavoratore instancabile, nonostante la sua fragilissima salute che, dapprincipio, aveva reso i superiori restii ad ammetterlo nella Congregazione, Gerardo si contraddistinse sempre per il suo spirito di penitenza e per una giocondità d’animo non comuni.
I fedeli lo ricordano dotato del dono dei miracoli; nella sua breve esistenza i fatti prodigiosi raccontati e legati alla sua persona furono tanti e tali da meritargli in vita la fama di taumaturgo.
Tra i tanti presunti miracoli si raccontano estasi, bilocazioni, scrutazione dei cuori, moltiplicazione dei viveri e guarigioni.
Tra i tanti, il miracolo del mare avvenuto a Napoli: in località Pietra del pesce, una folla urlante assisteva agli sforzi di alcuni marinai che, nel mare in tempesta, cercavano inutilmente di salvarsi.
Accorso Gerardo sul luogo e fattosi il segno della croce, iniziò a camminare sul mare e, afferrata la barca «con due ditelle» (raccontava ingenuamente ai confratelli di Materdomini, come fosse cosa normale), la trascinò a riva.
Un altro miracolo degno di nota è quello relativo alla moltiplicazione delle derrate, in occasione della carestia del 1754.
In quell’invernom a Caposele, molti erano coloro che, costretti dalla penuria di alimenti, bussavano alla porta del collegio redentorista.
Le dispense, cui Gerardo attingeva per sfamare tutti, parevano non avere fondo: una volta vuotate, puntualmente e miracolosamente si riempivano di pane e di ogni ben di Dio.
Amico dei poveri e dei contadini, Gerardo, che negli ultimi anni faceva il questuante, riscosse negli ambienti popolari un’ammirazione straordinaria.
Si narra, infatti, che quando passava di paese in paese, ali di folla lo aspettavano sui margini delle strade per avere la sua benedizione o per vedere soltanto questo umile fraticello che, sempre col sorriso, si sforzava di salutare tutti.
Il suo animo umile brillò particolarmente nell’episodio della calunnia.
Il fatto si verificò nel 1754: accusato ingiustamente da una certa Nerea Caggiano di avere avuto una relazione con lei, Gerardo non replicò e rimase in silenzio per un mese, subendo pazientemente le gravi sanzioni dei suoi superiori, fino a che la Caggiano, pentita, confessò di aver detto il falso e lo scagionò.
Gerardo Maiella oggi è universalmente invocato come protettore delle donne incinte.
La leggenda narra che, poco prima di morire, “dimenticò” volontariamente, a Oliveto Citra, un suo fazzoletto presso la casa di una famiglia che l’ospitava.
Quando vide una bambina corrergli dietro per restituirglielo, Gerardo le disse di tenerlo, perché un giorno le sarebbe servito.
Passati alcuni anni (Gerardo era già morto) e la bambina, diventata sposa, gridava per le doglie del parto.
I medici la davano per spacciata.
Giunta quasi in fin di vita, si ricordò del fazzoletto di fratel Gerardo e volle che glielo posassero aperto sulla pancia.
Fatto ciò, i dolori cessarono e la donna diede alla luce senza alcuna difficoltà il suo primo figlio.
Il Santo Morì di tisi nel convento redentorista di Materdomini di Caposele, all’età di 29 anni, il 16 ottobre 1755, dopo un breve periodo trascorso a letto durante il quale, si dice, non mancarono i fatti prodigiosi.
Sempre secondo la leggenda, la mattina dopo la sua morte, il fratello laico, incaricato di suonare la campana a morto per dare l’annuncio funebre, fu preso da una forza misteriosa nelle braccia le quali, sottratte alla sua volontà, suonarono a festa le campane, dando così l’annuncio gioioso della nascita al cielo di Gerardo.
La chiesetta, dove il suo corpo venne esposto, fu subito presa d’assalto da una moltitudine di gente venuta dalla vicina Caposele e anche da lontano.
Nonostante la sua causa di beatificazione fosse iniziata tardi (a 80 anni dalla morte) per diverse ragioni, continuo e crescente è stato nel corso del tempo il numero di coloro che hanno invocato il patrocinio di Gerardo.
Per questa fama sanctitatis sempre viva e mai assopita, Papa Leone XIII lo dichiarò beato il 29 Gennaio 1893; fu poi canonizzato da Papa Pio X l’11 Dicembre 1904.
Una petizione, firmata da migliaia di fedeli e centinaia di vescovi, è stata presentata al Papa per far proclamare solennemente Gerardo Maiella patrono delle mamme e dei bambini per tutta la Chiesa Universale.
Il culto del Santo è presente in diverse parti del mondo, ed è particolarmente vivo nelle zone da lui visitate come Deliceto, i paesi della provincia di Avellino, (tra i quali Lacedonia e Materdomini, che ne conserva le spoglie mortali), Corato (dove ne è compatrono), Muro Lucano, Vietri di Potenza, Pescopagano, Potenza, Monopoli, Molfetta, San Giorgio del Sannio.
Un suo santuario si trova pure nel territorio del comune di Piedimonte Etneo e vi è un ulteriore santuario a lui dedicato a Sant’Antonio Abate, paese di cui è compatrono e dove è stato fondato, nel 1930, l’ordine delle Suore Gerardine di Sant’Antonio Abate.
Il Martirologio Romano fissa per la sua memoria liturgica la data del 16 Ottobre.