Sanzioni meno pesanti per chi contravviene, ma resta l’obbligo di esporre i cartelloni con il prezzo medio accanto al prezzo praticato e di comunicare settimanalmente al Ministero l’eventuale variazione dei prezzi.
È la novità principale dell’emendamento con cui il governo ha corretto il decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti.
Si tratta di un “taglio” annunciato, ma inferiore a quanto annunciato a seguito dell’accordo raggiunto al tavolo tra governo e gestori.
Si va da un minimo di 200 ad un massimo di 2mila euro, più di quanto promesso (da 200 a 800 euro) al tavolo tra i benzinai e il governo.
Vengono inoltre allentati i termini per incorrere nella sospensione dell’attività: scatta se la violazione viene reiterata per “almeno 4 volte anche non consecutive” in 60 giorni (e non più dopo la terza) e viene disposta per un periodo da 1 a 30 giorni (prima era da 7 a 90).
Figisc: “profondamente delusi dall’operato del Governo”
Non nasconde la propria insoddisfazione il presidente della Figisc, Bruno Bearzi dopo la presentazione dell’emendamento del Governo presso la decima Commissione che ribadisce e peggiora quanto già scritto nel decreto Trasparenza:
“Com’è possibile che il Governo non sappia valutare in modo logico, quanto hanno ribadito Antitrust, esperti di settore, ed associazioni di Categoria rispetto all’obbligo della cartellonistica sul prezzo medio, che risulta inutile per la trasparenza, anzi rischierebbe di portare aumenti del prezzo a danno dei consumatori.
Di fatto continua l’atteggiamento ‘punitivo’ nei confronti della nostra categoria su cui graverebbero ulteriori oneri e sanzioni.
Fin dal primo incontro a Palazzo Chigi con i Ministri Giorgetti e Urso ed il sottosegretario Mantovano era stato dichiarato che i controlli e le sanzioni sarebbero stati orientati verso le cosiddette zone ‘grigie’: i circa 1700 impianti che non si sono mai iscritti all’Osservatorio Prezzi e non hanno mai trasmesso i prezzi, come invece fanno la stragrande maggioranza dei gestori, che in questo periodo si vedono invece investiti da una pressante azione di controllo da parte di ben ben 660 pattuglie della GdF.
Invece nell’emendamento in oggetto non c’è traccia di controlli rispetto a quella parte della filiera che continua a fare i propri comodi”.
Così Luigi Taranto, segretario generale di Confcommercio, in audizione davanti alla Commissione Attività Produttive della Camera sui contenuti del decreto legge 14 gennaio 2023 numero 5, il cosiddetto “decreto carburanti”.
“Le rilevazioni sistematiche sui prezzi medi dei carburanti operate dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica hanno chiarito l’insussistenza di pratiche speculative da parte dei rivenditori all’origine dell’incremento dei prezzi dei carburanti, sperimentato ad inizio d’anno.
Per effetto della progressiva riduzione degli sconti sulle accise si poteva infatti prospettare, nel passaggio d’anno, un incremento del prezzo di benzina e gasolio leggermente superiore a 18 centesimi di euro per litro.
I prezzi medi alla pompa diffusi dal Mase, nella prima settimana del 2023, hanno, invece, segnalato incrementi nell’ordine di 16 centesimi di euro per litro, rispetto alla settimana precedente.
Al netto della tassazione, il prezzo medio dei carburanti si è quindi ridotto, in una settimana, di circa il 2%.
Va però affrontato il problema di lungo corso del carico fiscale gravante sui carburanti.
Come è stato evidenziato dall’Osservatorio della Commissione Europea sui prezzi dei carburanti, il contributo del prelievo fiscale sul prezzo del gasolio in Italia è il più alto tra i Paesi dell’Unione, mentre quello sul prezzo della benzina è superato soltanto dal dato della Finlandia.
Così se i prezzi al netto della tassazione di entrambi i prodotti sono, in Italia, inferiori ai valori medi europei, dopo la tassazione essi superano tali valori medi.
Quanto alle nuove disposizioni circa l’adeguamento della cartellonistica di pubblicizzazione dei prezzi presso i punti vendita non risultano utili e proporzionate rispetto all’obiettivo della diffusione di un consumo consapevole e informato, rammentato all’articolo 1, comma 5, del provvedimento in esame.
Al fine di non gravare le imprese proprietarie delle infrastrutture di costi e oneri burocratici, di non attribuire ai gestori degli impianti ulteriori incombenze e di offrire ai consumatori un’informazione chiara e non ridondante, riteniamo, pertanto che, in luogo dell’adeguamento della cartellonistica sui punti vendita, andrebbe rafforzato il potenziale informativo dell’Osservatorio del Ministero delle Imprese e del made in Italy denominato ‘Osservaprezzi Carburanti’.
Tale strumento informativo – peraltro già accessibile su sito internet e a mezzo app – potrebbe essere potenziato, rendendovi appunto disponibile anche il dato del prezzo medio. Inoltre, si potrebbe prevedere, presso i punti vendita e in prossimità degli erogatori di carburante, l’esposizione di un QR code che rimandi alla pagina di ‘Osservaprezzi Carburanti’”.