La dieta mediterranea, riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2010, non è semplicemente un piano nutrizionale, ma rappresenta un insieme di conoscenze tradizionali, pratiche culinarie, rituali sociali e festività che si sono sviluppate attorno al Mar Mediterraneo.
È radicata in una ricca storia culturale che enfatizza l’importanza del territorio, della biodiversità e della stagionalità dei prodotti, nonché la trasmissione di tradizioni da una generazione all’altra.
Essa promuove un senso di comunità, dove i pasti sono spesso un’occasione sociale e familiare.
Le pratiche agricole sostenibili e la pesca locale sono elementi fondamentali, evidenziando l’armonia tra gli esseri umani e il loro ecosistema.
La dieta mediterranea è caratterizzata:
- da un’alta assunzione di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e frutta secca;
- l’uso dell’olio d’oliva come principale fonte di grassi;
- il consumo moderato di pesce, pollame, latticini e uova;
- un basso consumo di carni rosse;
- la presenza di vino rosso, consumato con moderazione durante i pasti.
Questo modello alimentare non si concentra soltanto sugli alimenti, ma anche sull’importanza dei pasti condivisi, della convivialità e del legame con la comunità e il territorio.
Numerosi studi hanno dimostrato che la dieta mediterranea è associata a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, obesità, diabete di tipo 2, ipertensione, e alcuni tipi di cancro.
Il consumo elevato di fibre, i grassi salutari presenti nell’olio d’oliva e nei pesci grassi, e l’assunzione limitata di carni lavorate e zuccheri aggiunti sono alcuni dei fattori che contribuiscono a questi benefici per la salute.
Nonostante i suoi numerosi benefici, la dieta mediterranea sta affrontando sfide significative nel contesto contemporaneo.
La globalizzazione, la produzione industriale di cibo, e il cambiamento degli stili di vita hanno portato a una diminuzione dell’adesione a questa dieta tradizionale tra le nuove generazioni.
C’è anche una crescente tendenza verso un’alimentazione veloce e conveniente che spesso non corrisponde ai principi di una dieta sana e bilanciata.
Inoltre, il cambiamento climatico e la pressione economica stanno mettendo a dura prova le comunità agricole locali e la biodiversità, minacciando la sostenibilità della dieta mediterranea.
Questi fattori sottolineano la necessità di politiche efficaci e programmi educativi che promuovano la consapevolezza e l’attuazione di pratiche alimentari sane.
Recentemente, la Regione Basilicata ha approvato la Legge Regionale n. 31 del 4 agosto 2023 “Dieta Mediterranea patrimonio dell’umanità – disposizioni in materia di salvaguardia, valorizzazione e promozione di uno stile di vita e di una cultura di sviluppo sostenibile, dei prodotti agroalimentari lucani e della cucina lucana”.
Questa iniziativa legislativa che porta la firma dei consiglieri regionali Luca Braia e Mario Polese (Iv-RE), Vincenzo Baldassarre (Idea), Gino Giorgetti e Dina Sileo (Gruppo Misto), si pone come obiettivi quelli di salvaguardare e valorizzare la tipicità dei prodotti agricoli e agroalimentari di Basilicata, la cucina lucana e lo stile di vita basato sulla dieta mediterranea, quale patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, promuovendone la diffusione insieme alle attività economiche, ambientali, sociali e culturali legate a tale stile alimentare nonché la trasmissione alle giovani generazioni.
Nel riconoscere l’importanza culturale della dieta mediterranea la legge, inoltre, si impegna a sostenerla attraverso diverse misure quali iniziative a sostegno della ricerca, dell’informazione, della tutela, della valorizzazione, della diffusione e della promozione di uno stile alimentare che tutela la salute e basato su alcune eccellenze del Made in Italy come quelle presenti nel territorio regionale lucano.
Evidenziano i promotori della legge Braia, Baldassarre, Giorgetti, Polese e Sileo:
“La Dieta Mediterranea si fonda sul rispetto per il territorio e sulla biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo.
È molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale, è un modello di sviluppo culturale e sociale, uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni tramandate di generazione in generazione, nonché un regime nutrizionale riconosciuto dalla comunità scientifica per i suoi benefici effetti sulla salute umana e sulla qualità della vita.
Infatti, quello mediterraneo è l’unico modello alimentare in grado di preservare dal rischio di malattie croniche degenerative (obesità, malattia-cardiovascolare aterosclerotica, ipertensione, diabete, tumori) che hanno un impatto enorme sullo stato di salute della popolazione, sulla mortalità, e sulla qualità della vita.
E quindi inevitabilmente anche sui costi sanitari diretti e indiretti.
La presa in carico dello stile alimentare sotto l’ottica della prevenzione, prima che insorgano patologie da curare parallelamente deve essere posta in sinergia con la valorizzazione del mangiar sano e lucano attraverso i prodotti dell’agroalimentare regionale e della cucina lucana.
Un approccio che presuppone un impegno attraverso campagne di sensibilizzazione, di informazione e di formazione a partire dalla scuola, in chiave educativa nel promuovere ed incentivare, con le istituzioni scolastiche, ad esempio attraverso i menù delle mense, ma anche con l’introduzione nei distributori automatici di alimenti freschi e dotati di apposite garanzie di qualità, più sane abitudini alimentari.
La Basilicata deve puntare sempre più alla sinergia Cibo – Ambiente – Salute con norme che sappiano valorizzare il patrimonio agroalimentare ma anche stili di vita sostenibili”.
La dieta mediterranea, dunque, è molto più di un modello nutrizionale, è un modo di vivere che incarna la cultura, la tradizione, e il rispetto per la terra.
I benefici per la salute associati a questa dieta sono innumerevoli, ma la preservazione di questo stile di vita richiede impegno, educazione e politiche proattive come spiega il primo firmatario della legge, Luca Braia:
“La legge propone un modello di sviluppo culturale e sociale nel quale convergono competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni anche tramandate di generazione in generazione.
La sinergia strategica con i vari professionisti che si adoperano da anni, quali ad esempio la Federazione Italiana Cuochi e l’Ordine dei Tecnologi alimentari e altri attori anche nel campo della prevenzione porterà a un percorso partecipato che vedrà, da una parte, una attenzione e un rispetto maggiore per il territorio e la nostra straordinaria biodiversità.
Dall’altra, ci si dovrà impegnare per favorire la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali lucane e non solo, legate a pesca, agricoltura, allevamento.
Chiaramente tutto deve essere collegato a campagne di sensibilizzazione, di informazione e di formazione a partire dalla scuola, in chiave educativa, su tutto il territorio regionale, al fine di promuovere e incentivare, con le istituzioni scolastiche in primis (dai menù delle mense al consumo corretto di alimenti), magari anche con l’introduzione nei distributori automatici di alimenti e succhi freschi, locali e dotati di apposite garanzie di qualità.
Ora si tratta di cominciare a lavorare in sinergia per raggiungere gli obiettivi che la nostra norma si prefigge”.
La recente legge approvata dalla Basilicata è, pertanto, un passo significativo verso la preservazione di questo patrimonio alimentare e culturale, evidenziando l’importanza di strategie integrate che coinvolgono educazione, agricoltura sostenibile, e ricerca scientifica.
Sforzi che non solo rafforzano la salute pubblica, ma anche promuovono la sostenibilità ambientale e la coesione sociale.
È essenziale anche promuovere la collaborazione tra diverse regioni del Mediterraneo.
Iniziative interregionali e internazionali possono arricchire la condivisione di conoscenze, strategie e pratiche migliori.
Progetti congiunti possono essere sviluppati nel campo dell’agricoltura sostenibile, del turismo enogastronomico responsabile e della ricerca interdisciplinare, unendo forze per salvaguardare il patrimonio comune rappresentato dalla dieta mediterranea.
Evidenzia il primo firmatario della legge, Luca Braia:
“La Basilicata è tra le regioni che finalmente concretamente valorizzeranno il patrimonio agroalimentare e uno stile di vita sostenibile, sull’esempio della vicina Calabria, delle Marche, della Campania, che già si sono dotate di uno strumento legislativo e con le quali bisogna fare rete, facendo dei propri prodotti un simbolo identitario e culturale.
Siamo certi che a medio e lungo termine questo strumento legislativo possa essere un grande valore aggiunto strettamente correlato alla primaria vocazione della Basilicata che continua ad avere una ruralità al 100% e produrre diverse eccellenze”.
A parere del direttore dell’Apt Basilicata, Antonio Nicoletti:
“Enogastronomia e sapori fanno da sfondo a ogni esperienza di viaggio e spesso sono la vera scintilla che determina la scelta della destinazione.
La nostra regione ha tanto da raccontare anche attraverso il cibo, i prodotti che conservano il loro gusto autentico e che sono parte dell’identità dei nostri paesi.
In Basilicata tradizioni e patrimonio culturale vivono tempi scanditi dai ritmi delle stagioni, come nella millenaria cultura contadina.
In Basilicata il tempo del gusto è anche il tempo della terra, e racconta i valori dell’ambiente e del rispetto della natura, in un significato di sostenibilità che è tanto più vero quanto più radicato nella naturale eredità genetica della cultura lucana.
La dieta mediterranea, quindi, declinata nell’esperienza del viaggio in Lucania, è parte sostanziale di luoghi che ti fanno stare bene sia nel corpo che nella mente”.
Possiamo quindi affermare che la legge introdotta dalla Basilicata è un passo avanti luminoso, ma il cammino per mantenere vivi questi principi richiede uno sforzo collettivo e cooperativo.
Salvaguardare la dieta mediterranea significa proteggere la storia e l’identità culturale delle comunità mediterranee, garantendo allo stesso tempo un futuro più sano e sostenibile per le generazioni a venire.