La UIL, il 3 Dicembre, ha pubblicato uno studio sull’incidenza delle rette degli asili nido sul budget familiare, alla luce del recente dibattito che si è aperto in merito nel Paese.
I dati, elaborati dal Servizio Politiche Territoriali della Segreteria, vedono Matera posizionarsi tra le prime dieci città, con una spesa per i cittadini pari a 380 euro (il 10,1% del budget familiare) e Potenza un po’ più giù nella classifica, con una spesa pari a 262 euro (il 7,0 % del budget familiare).
Come si legge in un comunicato ufficiale:
“I dati scaturiscono da un’elaborazione del Servizio Politiche Territoriali della UIL sulle rette degli asili nido comunali, in 99 città capoluogo di provincia, per l’anno scolastico 2019-2020, riferite alla frequenza al tempo pieno (circa 8 ore)”.
Ivana Veronese, Segretaria Confederale della UIL, spiega:
“L’indagine prende a campione una famiglia, composta da due lavoratori dipendenti, con un reddito di 44 mila euro (37.600 euro netti l’anno), pari a un reddito ISEE di 17.812 €.
Ovviamente, i costi variano sensibilmente da città a città, anche in relazione ai servizi offerti.
Dai dati elaborati, spiccano Brescia e Cuneo, dove frequentare un asilo nido, per la famiglia campione, costa mediamente 445 euro mensili (l’11,8% del budget familiare); ad Alessandria 416 euro mensili (l’11,1% del budget familiare); a Vicenza 410 euro (il 10,9% del budget familiare); a Lecco 385 euro (il 10,2% del budget familiare); a Matera e Verona 380 euro (il 10,1% del budget familiare); a Sondrio 376 euro (il 10% del budget familiare); ad Udine 370 euro mensili (il 9,8% del budget familiare); ad Aosta 364 euro (il 9,7% del budget familiare).
I Comuni incassano, complessivamente, oltre 223 milioni di euro l’anno dalla compartecipazione delle famiglie ai costi di gestione degli asili nido comunali e convenzionati.
L’alto costo delle retute si ripercuote, in maniera piuttosto pesante, sulla tenuta del potere di acquisto dei salari e, per questo, condividiamo l’idea del Governo di rendere gratuita la frequenza negli asili nido per le famiglie con redditi medio bassi.
Ma, al contempo, il Governo dovrà compensare integralmente i Comuni della mancata compartecipazione delle famiglie ai costi di gestione, perché non vorremmo che da questa operazione possano aumentare le imposte e tasse locali.
C’è poi da considerare ancora l’insufficiente diffusione della rete dei servizi per l’infanzia, soprattutto nel Mezzogiorno, che ha delle pesanti ripercussioni, dirette ed indirette, anche sull’occupazione in generale e su quella femminile in particolare.
C’è bisogno, quindi, di una maggiore diffusione dei servizi per l’infanzia in tutto il territorio nazionale a iniziare dal Sud dove, nell’annunciato Piano, i servizi di conciliazione vita-lavoro dovranno avere priorità”.
Infografica.