Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazione dell’Associazione Vivere Donna Onlus in merito a delle dichiarazioni del consigliere Zullino:
“Pensavamo di aver ascoltato tutto e che ci fosse un limite. Evidentemente ci sbagliavamo.
Ancora una volta l’Associazione Vivere Donna Onlus è costretta a denunciare parole e situazioni che cozzano con quella che è la realtà dei fatti e della Radioterapia del San Carlo.
Nel corso dell’ultimo consiglio regionale abbiamo dovuto apprendere dal consigliere Zullino, che evidentemente dovrebbe confrontarsi con gli esperti del settore prima di lasciarsi andare a delle affermazioni prive di fondamento, che la Radioterapia del San Carlo sottrae pazienti al Crob.
Innanzitutto, vorremmo ricordare al consigliere Zullino che ognuno è libero di curarsi dove vuole.
Detto questo, vorremmo dare degli spunti di riflessione al consigliere e soprattutto una visione di quella che è la realtà.
Chi sono i pazienti che hanno bisogno della Radioterapia dell’Ospedale San Carlo?
Magari tanti sono già ricoverati in altri reparti dello stesso Ospedale.
E quale sarebbe il danno socio-economico se questi pazienti fossero costretti a dover raggiungere il C.R.O.B. per effettuare la radioterapia?
Un paziente allettato dovrebbe andare al C.R.O.B. in ambulanza e dovrebbe essere accompagnato dal personale sanitario del San Carlo per tutta la durata del trattamento?
Il trattamento radioterapico, caro consigliere, prevede una ciclicità, non è come fare una TC o una Risonanza Magnetica!
Il C.R.O.B. per salvarsi, caro consigliere, deve fare ricerca!
Come possiamo solo lontanamente pensare ad una Facoltà di Medicina e Chirurgia a Potenza se perdiamo il controllo dei reparti all’interno del San Carlo?
Come sempre, in questo tipo di discussioni, si perde di vista la centralità del paziente, delle sue necessità.
Non si considerano le problematiche, anche logistiche, e i familiari che ruotano intorno ad un paziente, soprattutto se questo è un paziente oncologico.
Avete fatto un gran parlare del ruolo che il San Carlo deve avere nei confronti dei presidi territoriali.
Questo è in palese disaccordo con l’accettare l’ingerenza del C.R.O.B. nella crescita e nelle scelte di un settore così delicato per noi come le patologie oncologiche.
L’Oncologia è una prerogativa dell’AOR San Carlo, vuoi perché DEA di II livello, vuoi per i numeri.
Gran parte della chirurgia specialistica praticata nel San Carlo è oncologica: chirurgia addominale (tumori gastrici, intestino, pancreas, vie biliari, sarcomi), chirurgia toracica (neoplasie del polmone e dell’esofago), chirurgia maxillo-facciale e otorino (tumori della lingua, cavo orale, faringe, laringe, trachea), neurochirurgia (neoplasie primitive e secondarie del SNC), chirurgia urologica (tumori della prostata, della vescica, del rene, delle vie escretrici, del pene e del testicolo), chirurgia senologica (con i circa 200 casi annui che attestano il riconoscimento di prima breast unit della regione e solo il 4,8 % di reinterventi nell’ultimo anno, percentuale tra le più basse d’Italia), chirurgia plastica e ricostruttiva (melanoma, tumori della pelle e degli annessi, ricostruzioni. Il 90 % degli interventi di mastectomia sono completati da ricostruzione nello stesso tempo,tra le percentuali più elevate d’Italia).
L’ematologia (leucemie acute e croniche, linfomi, mieloma, con l’unità di trapianto. La sola in regione a praticare il trapianto allogenico, da donatore).
È del tutto evidente che il completamento radioterapico e oncologico del percorso terapeutico debba realizzarsi in sede, come è evidente e necessario il contributo della oncologia in fase diagnostica.
Il San Carlo fa molto di più con l’assistenza palliativa e la terapia del dolore oncologico e l’assistenza nel fine vita.
Sono oltre mille i nuovi casi di tumore diagnosticati ogni anno al San Carlo con una conseguente intensa attività di chirurgia oncologica, radioterapia e oncologia medica.
Di assoluto rilievo è l’attività di ricerca clinica oncologica che negli ultimi anni ha fruttato decine di pubblicazioni su riviste prestigiose internazionali, molte pubblicazioni a primo nome, segno di partecipazione attiva e propositiva alla ricerca clinica”.