I RISTORANTI LUCANI SONO I PIÙ APPREZZATI D’ITALIA DAI TURISTI AMERICANI

L’enogastronomia è una motivazione di viaggio fondamentale per i turisti che scelgono l’Italia come destinazione per le loro vacanze.

Secondo la ricerca “Be-Italy”, condotta da IPSOS per ENIT con l’obiettivo di indagare il brand Italia in 18 Paesi del mondo, la cucina è il primo aspetto che viene associato all’Italia (è citato dal 23% degli intervistati), mentre chi ha soggiornato nel nostro Paese dà un giudizio molto positivo ai ristoranti italiani.

Proprio i ristoranti sono stati al centro della nuova indagine “Ristoranti d’Italia” di Travel Appeal voluta da ENIT e ONT in vista dell’anno del cibo italiano nel mondo.

La ricerca ha analizzato oltre 2 milioni di recensioni e più di 14 milioni di opinioni pubblicate online sui principali portali (Google, Yelp, Tripadvisor, The Fork) dai turisti stranieri e relative a quasi 100.000 fra ristoranti, trattorie e osterie sparsi su tutto il territorio nazionale.

Secondo la ricerca i turisti inglesi sono i “recensori” più attivi (hanno scritto il 42% delle recensioni analizzate; seguono americani e tedeschi rispettivamente con il 15 e il 13%), mentre quelli americani hanno dato il giudizio più positivo sui ristoranti italiani: il loro grado di soddisfazione è infatti pari all’84,9%, davanti a canadesi (84,7%) e francesi (84,6%).

A livello territoriale, è la Basilicata la regione che fa registrare il più alto livello di soddisfazione (88%), seguita da Trentino-Alto Adige (87,2%), Umbria (87,1%), Valle d’Aosta (86,8%) e Abruzzo (85,4%).

Bruschette e crostoni sono il piatto più recensito in assoluto (ne parla il 25% delle recensioni analizzate), seguito da fritto e spaghetti, mentre le pappardelle sono il piatto con il grado di soddisfazione più elevato (92,3%), seguito da due grandi classici del Nord Italia: canederli e pizzoccheri.

Il presidente di Federalberghi-Confcommercio Michele Tropiano, per il quale il nuovo riconoscimento deve rilanciare l’organizzazione di itinerari enogastronomici distinti per territori e per specialità di prodotti, ha sottolineato:

“La ‘consacrazione’ per i ristoranti lucani con il più alto livello di soddisfazione degli utenti-ospiti venuta dall’ indagine “Ristoranti d’Italia” di Travel Appeal voluta da ENIT e ONT, presentata al Word Travel Market di Londra, premia principalmente lo sforzo delle categorie imprenditoriali direttamente interessate (albergatori, ristoratori, titolari di attività del food) e i cuochi lucani che lavorano con professionalità e passione grazie all’impegno e alla guida della Federazione Italiana Cuochi di Rocco Pozullo e delle strutture regionali e locali.

“Organizzare, vuol dire:

  • individuare uno o più temi enogastronomici che motivino la visita all’itinerario;
  • tracciare il percorso dell’itinerario secondo le località che esprimono efficacemente la ragione dei temi prescelti;
  • individuare lungo l’itinerario le “stazioni” più importanti di tradizione enogastronomica e tutti i servizi di assistenza al turismo enogastronomico che possono aiutarne la migliore fruizione;
  • associare i tanti possibili cointeressati alla presenza e allo sviluppo del turismo enogastronomico, affinchè, ognuno nella propria funzione, contribuiscano alla vitalità dell’itinerario, migliorino i rispettivi servizi, traendone, conseguentemente maggior beneficio economico.

Prendere per la gola i turisti è l’arma formidabile di attrazione che abbiamo utilizzato, per esempio, di recente in Val d’Agri in occasione del tour-educational di operatori e giornalisti russi e dell’Est Europa con grande successo.

Il turismo enogastronomico è un nuovo modo di viaggiare che sta conquistando un numero sempre crescente di appassionati, alla ricerca di sapori e di tradizioni autentiche.

In questo contesto, infatti, il cibo assume un ruolo nuovo, diventando il medium di un territorio, di una cultura e dei valori legati alla terra ed alle proprie radici.

Da un sondaggio condotto da TripAdvisor risulta che i turisti non si accontentano più del viaggio tradizionale.

Il 71% degli intervistati parte in viaggio per “allargare i propri orizzonti”, il 55% per “cercare esperienze uniche interessanti”, il 44% “per arricchire le proprie conoscenze culturali” e il 36% desidera “calarsi nella cultura locale.

L’idea che sta alla base del turismo esperienziale è abbastanza semplice da capire: basta allontanarsi dai sentieri battuti dalle agenzie specializzate e andare incontro alla gente del posto per condividere insieme a loro abitudini e modo di vivere.

L’esperienza, da qui il nome di turismo esperienziale, è proprio quella di immergersi da protagonista nella cultura e nelle tradizioni locali della regione visitata e di condividere qualcosa che conoscono solo gli abitanti del posto. Una caratteristica fondamentale nel turismo esperienziale è l’importanza data alla relazione.

Non esiste turismo esperienziale che non abbia questa forte valenza relazionale che consente al viaggiatore di raggiungere l’essenza stessa del viaggio: l’incontro”.