“Negli ultimi tre decenni (1990-2019) il corpo sacerdotale in Italia si è ridotto del 16%, ed è sempre più anziano.
Anche i fedeli sono in calo, e debbono abituarsi alla scomparsa della figura del parroco, e a risentirne sono tutte le attività parrocchiane, comprese l’oratorio e le attività sociali”.
I dati, dell’Istituto centrale per il Sostentamento del Clero, sono stati pubblicati su La Stampa da Franco Garelli, sociologo delle Religioni, e mostrano come in trent’anni un terzo delle 25.610 parrocchie italiane sono passate da avere “un unico pastore a una gestione collegiale di più preti occupati in più parrocchie, oppure a un unico parroco condiviso con altre parrocchie“.
Ad entrare in difficoltà sono soprattutto gli anziani, che riscontrano maggiori difficoltà a trovare il sacerdote nonché a recarsi alla Messa: le celebrazioni spesso si tengono in chiese distanti dalla loro abitazione e “con minor scelta di orario“.
L’età media dei parroci oggi si aggira intorno ai 62 anni.
Dal 1990 ad oggi questa la situazione: si è passati da una media del 22,1 % di sacerdoti con più di 70 anni, all’attuale 36 %.
Fotografia che rispecchia molto più la realtà del Nord Italia.
Fanno eccezione la Basilicata, la Calabria, la Puglia e la Campania, che registrano un incremento del clero e vocazioni rispetto al passato.
Così Garelli:
“Siamo di fronte a un clero in età da pensione, se applichiamo a questa categoria criteri che valgono per la maggior parte dei lavoratori.
La prima sfida riguarda la domanda religiosa e sociale che gli italiani continuano a rivolgere agli ambienti ecclesiali.
Parrocchie e oratori continuano a essere luoghi di presenza pubblica di rilievo”.
Intanto, i dati attestano un più del 20% della popolazione che dichiara di recarsi nei luoghi di culto con una certa regolarità, mentre cresce la platea dei praticanti discontinui o irregolari.