Il 2 giugno, parte anche in Basilicata e in numerose città italiane, la campagna di raccolta firme promossa da Unione Popolare affinché si introduca un salario minimo orario di almeno 10 euro.
Spiegano il Coordinamento Unione Popolare e Rifondazione Comunista di Basilicata:
“Quella che lanciamo è una Legge di iniziativa popolare che ci vedrà per sei mesi nelle piazze, davanti ai luoghi di lavoro, soprattutto laddove le condizioni di sfruttamento si manifestano in tutta la loro spregiudicata arroganza.
Il Salario minimo esiste in gran parte dei Paesi europei, con quali motivazioni, governi di centro sinistra e di destra, hanno impedito l’introduzione di tale misura anche da noi?
Siamo il Paese in cui il potere d’acquisto degli stipendi si riduce ogni giorno, da anni anche a causa dell’inflazione ed è per questo che proponiamo un’indicizzazione automatica del salario minimo, nel rispetto dei Contratti di categoria che non devono scendere mai sotto tale cifra.
La nostra è una proposta concreta contro l’impoverimento dilagante e per il rispetto della Costituzione che impone ‘una retribuzione…sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa’.
In Basilicata partiremo portando la nostra proposta di legge in ogni comune.
Stiamo procedendo infatti al deposito presso le segreterie comunali dei moduli debitamente vidimati per la sottoscrizione della proposta di legge per l’istituzione del salario minimo.
Nella nostra regione, tra i primi appuntamenti pubblici in cui sarà possibile sottoscrivere per il salario minimo, ricordiamo l’assemblea pubblica del dieci giugno a Rionero in cui come Rifondazione Comunista di Basilicata e Unione Popolare affronteremo la crisi occupazionale della zona industriale di San Nicola di Melfi e le sue possibili prospettive di soluzione nell’interesse dell’intero territorio regionale.
Anche in Basilicata quindi celebreremo la festa della repubblica Italiana fondata sul lavoro, con l’avvio della campagna nazionale per l’istituzione del salario minimo a 10 euro all’ora, per contrastare il diffondersi del lavoro povero e la mortificazione della nostra stessa carta costituzionale.
Buona festa della Repubblica fondata sul lavoro a tutte e a tutti”.