Riceviamo e pubblichiamo una nota di Donato Sperduto, Sindaco di San Fele (PZ) e Presidente Rete Antenna PON Basilicata:
“E notizia dei giorni scorsi (Repubblica di sabato 17 Aprile) delle grandi opere sia stradali che ferroviarie che starebbero per partire o meglio ripartire: un piano di 83 miliardi che grazie ai super commissari nominati (29) sbloccheranno 57 cantieri in Italia.
Questi fondi avranno un ampio impiego al sud, circa il 44% e potrà dare (si spera!) lavoro a 100.000 addetti entro il 2025.
Non ve dubbio che è necessario nel nostro Paese uno shock significativo di opere e una iniezione di risorse che opportunamente impiegate possano rimuovere lo stallo della economia nazionale e locale e dare corso alla realizzazione di opere pubbliche necessarie, seppure programmate da lungo tempo.
Le risorse verranno dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e dai fondi per la Coesione e dunque da risorse aggiuntive straordinarie e da risorse di programmazione nazionale a cui è lecito porre la domanda se e come queste opere sono tutte ancora necessarie ma soprattutto se confermano una strategia di mobilità e trasporto per il nostro paese che guardi al prossimo futuro in modo ampio tenendo dentro tutte le aree deboli del Paese e del mezzogiorno.
Ancora una volta, nonostante i tanti studi e ricerche sulle aree interne promosse negli ultimi anni da diversi soggetti e organismi associativi e da una ampia dibattito politico sulla lettura dell’Appennino come area complessa che raccoglie oltre un sesto della popolazione italiana e che rappresenta aree rurali, borghi insieme ad una varietà di produzioni agricole e agroalimentari importanti, viene a mancare nella programmazione di queste importanti infrastrutture di una spina di collegamento ferroviaria veloce e diretta fra il nord della Puglia e il cuore della Basilicata.
Si tratta di dare una opportunità concreta per consentire una maggiore utilizzo del trasporto merci a partire dallo stabilimento di autoveicoli di Melfi (PZ) della Stellantis e dalla possibilità di avere un maggiore e migliore utilizzo su ferro di persone e merci che consentano di poter vedere abbreviati i tempi di percorrenza da e verso Potenza e Foggia e di collegamento fra queste aree rimettendole al centro di un interesse nazionale e nel mezzogiorno di ‘connessione intelligente’ fra aree deboli .
Si tratta di una area vasta che mette insieme la parte a nord della provincia di Foggia a partire dallo stesso capoluogo e il collegamento verso Potenza, capoluogo di Regione.
Le infrastrutture materiali come queste se coniugate ad altre infrastrutture importanti immateriali che fanno riferimento alla trasformazione digitale ed energetica possono essere occasione di sviluppo integrato di territorio fornendolo di quelle opere necessarie per poter crescere ed essere competitivo con altri territori italiani ed europei per favorire coesione e inclusione.
Si tratta di creare una area vasta avanzata in termini di uso di tecnologie materiali e immateriali e consentire un abbattimento concreto della CO2.
Del resto se non si creano condizioni di vita migliori e collegamenti veloci e moderni fra parti di territorio e città come possiamo chiedere ai nostri giovani di restare in queste aree?
Quali sono le condizioni di competizione di cui li rendiamo partecipi?
Se pensiamo che lo sviluppo agroecologico, di nuove produzioni agricole e di trasformazione, la possibilità di far vivere questo paesaggio senza stravolgerlo è necessario accompagnarlo verso uno sviluppo sostenibile e utile a sperimentare forme di aggregazione e di lavoro nuovi che rispondano ai distretti tecnologici che si sono recentemente finanziati, con la stessa Università di Potenza come grande incubatore di competenze e di potenziali start up s’impresa.
Se tutto questo non lo colleghiamo in modo efficace ed efficiente, se non diamo una risposta di mobilità e trasporto seria a questa regione a parte di essa tutto l’impegno profuso per attrezzare in termini di tecnologia e saperi, di situazioni esperte, di nuova impresa, di attrattività per investitori che intendono contribuire al rilancio della Regione, ogni sforzo sarà limitato dalla impossibilità di dare movimento al territorio e alle sue migliori caratteristiche.
Come Rete dei comuni associati in Ricerca e Innovazione della Basilicata abbiamo messo da tempo al centro della nostra riflessione e iniziativa il tema della agricoltura di precisione, del biologico e dell’agroindustria fra i settori che insieme al patrimonio culturale e ambientale rappresentano ’le pietre miliari’ della nostra identità regionale.
In questo anche la Regione Basilicata è chiamata a fare la sua parte e a non lasciare inevase le domande che vengono da tempo da questo organismo istituzionale.
Il ministro Giovannini che è stato portavoce dell’ASVIS e ancora prima all’OCSE e all’ISTAT e che conosce bene i temi dello sviluppo integrato e sostenibile di comunità e territori ora che ha la responsabilità di un Dicastero della Infrastrutture e Mobilità Sostenibile non potrà non farsi sfuggire un ragionamento di visione ampio e condiviso con le istituzioni locali e regionali, le parti sociali ed economiche, al fine di dare quella spinta necessaria per la Basilicata di uscire dal cono d’ombra in cui è caduta insieme ad altre aree interne fra Puglia Campania e Calabria.
La prospettiva vera è di un cambio di passo nelle scelte per un cambiamento che contenga innovazione e sviluppo a partire da ciò che serve ora per costruire il futuro.
Insomma non sarà il COVID a spingerci indietro, ma sarà questa occasione per rendere evidenti i bisogni concreti delle popolazioni e dei cittadini: persone che chiedono di poter avere eguali condizioni di vita nei settori fondamentali della vita civile a partire da mobilità, salute, istruzione e cultura”.