Si è registrato il livello più basso di “ricambio naturale” degli ultimi 102 anni proprio in Italia, nell’anno appena trascorso.
Secondo i dati dell’Istat, a fronte di 435.000 nuovi nati si sono contati 647.000 decessi, con un saldo negativo di 212.000.
Dall’annuale rapporto sugli indicatori demografici si evincono i seguenti dati:
- Il numero medio di figli per donna è di 1,29;
- mentre l’età media del parto è di 32,1.
Cresce il Nord; mentre si conferma il calo della popolazione nel Mezzogiorno.
Sempre secondo i dati Istat, uno sviluppo demografico degno di nota si è registrato nelle province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con tassi di variazione pari a +5 e +3,6 per mille.
Notevole incremento demografico anche in:
- Lombardia (+3,4 per mille);
- Emilia-Romagna (+2,8).
La Toscana, pur con un tasso di variazione negativo (-0,5 per mille), è la regione del Centro che contiene maggiormente la flessione demografica; e comunque l’ultima a porsi sopra il livello di variazione medio nazionale (-1,9).
Sud in calo.
Le condizioni di sviluppo demografico sono variegate.
La migliore delle regioni del Mezzogiorno è la Sardegna, la quale si attesta nel 2019 a ritmi di variazione della popolazione pari al -5,3 per mille.
Particolarmente critica, infine, la dinamica demografica di Molise e Basilicata.
Entrambe in un anno perdono circa l’1% delle rispettive popolazioni.
Dal primo Gennaio 2020 gli stranieri residenti in Italia ammontano a 5.382.000, in crescita di 123.000 unita’ (+2,3%) rispetto a un anno prima; dunque sono residenti 55 milioni italiani, mentre sono 5,4 milioni gli stranieri.
Spiega l’Istat:
“Nel conteggio concorrono 220.000 unità in più per effetto delle migrazioni con l’estero, 55 mila unità in più per effetto della dinamica naturale (63.000 nati stranieri contro appena 8 mila decessi), 46mila unità in meno per effetto delle revisioni anagrafiche e, infine, 109.000 unità in meno per acquisizioni della cittadinanza italiana”.