È iniziata la stagione delle lettere.
L’Agenzia delle Entrate, come riporta quifinanza, ha dato il via a un nuovo ciclo di controlli su migliaia di immobili ristrutturati con i fondi pubblici del Superbonus.
Il primo invio prevede diecimila missive indirizzate ai proprietari che, dopo aver incassato l’incentivo, si sono dimenticati di aggiornare la rendita catastale.
Dettaglio non da poco, visto che da quella rendita dipende quanto versano allo Stato.
A finire sotto la lente sono soprattutto immobili che esistono solo sulla carta.
Case classificate come ruderi, con tetti sfondati, muri pericolanti o addirittura inesistenti.
Tecnicamente si chiamano unità collabenti e sono esentate dalle imposte, perché ufficialmente inagibili. Eppure molte hanno beneficiato del Superbonus.
La geografia delle anomalie è ben distribuita: Napoli è in testa, seguita da Reggio Calabria, Roma, Treviso. Non mancano picchi anche a Bari, Cosenza, Frosinone e Messina.
Il neo-direttore delle Entrate, Vincenzo Carbone, lo ha detto con chiarezza durante il Telefisco: quelle lettere rappresentano un primo passo. Non un’accusa, ma una gentile (si fa per dire) esortazione a rimettere le cose in ordine.
Le Entrate stanno facendo ciò che da anni si chiedeva: incrociare le informazioni.
Mettere insieme i dati dei bonus edilizi (compresi quelli relativi a pannelli solari, colonnine di ricarica, cappotti termici e interventi antisismici) con la fotografia reale degli immobili custodita nel catasto.
È da questo confronto che emergono le incongruenze, come quelle unità che hanno incassato migliaia di euro ma risultano ancora ruderi.
Ricevere una lettera non è una sentenza.
È un invito, a tratti perentorio, a sistemare la propria posizione.
I destinatari possono aggiornare la rendita, spiegare perché non l’hanno fatto o coinvolgere un tecnico per capire se qualcosa è cambiato davvero.
Chi è convinto di essere in regola può caricare tutto online, usando la sezione “Consegna documenti e istanze”.
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate verrà pubblicato un pacchetto di strumenti: moduli di risposta, una pagina di Faq, linee guida per non perdersi nei meandri della burocrazia.
Il senso dell’operazione non è quello di sferrare multe a tappeto, ma di stanare le discrepanze più evidenti e offrire un’occasione per mettersi in pari.
Un’azione di moral suasion, come direbbero i più tecnici. E serve, perché i numeri sono da capogiro: oltre 620mila immobili in stato di degrado.
La metà più uno è composta da case lasciate lì, ereditate e poi abbandonate. A Frosinone ce ne sono 32mila, Cosenza e Messina seguono a ruota. Trieste, invece, ne conta appena 335.
Secondo Confedilizia, il fenomeno fotografa anche lo svuotamento dei piccoli centri. La proposta è semplice: eliminare l’Imu per gli immobili situati nei comuni con meno di 3mila abitanti. Costo stimato: 800 milioni. Briciole, dicono, rispetto al peso sociale del problema.
Le lettere inviate finora sono solo il primo assaggio.
Le verifiche proseguiranno con un ritmo cauto: ogni situazione va valutata con attenzione, i margini di contenzioso sono alti e il personale dedicato è limitato. Inoltre, mancano ancora istruzioni chiare su quando esattamente scatta l’obbligo di rivalutare la rendita.
Secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, se i lavori, rapportati ai valori catastali del biennio 1988/1989, superano il 15% del valore originario, allora si dovrebbe passare a una classe superiore. Più valore, più tasse. Ma l’applicabilità è complessa, e ogni caso è un rebus.
Un ulteriore indizio dell’uso intensivo del Superbonus, in particolare per interventi di demolizione e ricostruzione, arriva dai dati sulle compravendite. Nell’ultimo trimestre del 2024 è salita la quota di abitazioni “nuove”, vendute con Iva da imprese. Segnale che molti rogiti sono stati anticipati per sfruttare la scadenza del 31 dicembre.
Il bonus era troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire.