Ieri, Venerdì 25 Gennaio, presso il centro per la cultura e la creatività Casa Cava a Matera, si è tenuto il primo appuntamento dedicato alle Industrie Culturali e Creative del “Percorso Innovazione”, la serie di eventi istituita da T3 Innovation – la struttura di trasferimento tecnologico della Regione Basilicata nata per la piena attuazione della “Strategia Regionale di Specializzazione Intelligente” (S3).
L’iniziativa rientra tra le attività istituzionali di T3 e ha lo scopo di favorire la crescita del livello di competitività e di approfondimento culturale legato ai temi dell’innovazione per tutti gli stakeholders regionali.
Parlare di creatività e di cultura, nel 2019 a Matera e nella nostra regione, significa parlare di innovazione, di nuovi modelli, di nuove visioni per lo sviluppo a livello economico e sociale.
L’ecosistema culturale e creativo lucano rappresenta di per sé un’opportunità di crescita imprenditoriale e lavorativa, ma è anche altamente contaminante per altri settori strategici come ad esempio il turismo, l’artigianato, l’agrifood o l’edilizia.
La Regione Basilicata riconosce nelle industrie culturali e creative (ICC) un vero e proprio asset, per questo il focus dell’evento sarà incentrato sull’importanza di creare innovazione e crescita attraverso la contaminazione delle ICC e le imprese tradizionali.
Il programma ha visto un momento di incontro e riflessione congiunta tra gli operatori culturali, le ICC, il mondo della ricerca e la società, coinvolgendo operativamente anche il neonato Cluster regionale “Basilicata Creativa” ed esperti nazionali quali:
- Alberto del Bimbo – Professore Ordinario di Ingegneria Informatica presso l’Università di Firenze;
- Fabio Viola – Gamification Designer | Coordinatore Area Gaming Scuola Internazionale Comics di Firenze;
- Fabio Renzi – Segretario Generale Fondazione Symbola.
Durante l’evento è stata altresì presentata la rivista digitale di T3 Innovation “Knowledge Transfer Review” la cui prima uscita approfondisce lo scenario, le tendenze tecnologiche e le opportunità di innovazione dell’Industria Culturale e Creativa.
A conclusione dei lavori un ospite di rilievo internazionale: l’architetto Massimiliano Fuksas è intervenuto con una lectio magistralis sul tema dell’architettura quale strumento di innovazione e valorizzazione culturale e sociale.
Di seguito l’intervista fatta a Massimiliano Fuksas.
- Qualcuno diceva: “L’architettura è un po’ il monumento perenne a quello che siamo”. Fra 100 anni, cosa racconteranno i nostri edifici?
“Anche il peggio di noi stessi, per ora presenta sempre noi, nel bene e nel male.
Se viene qualcuno che arriva da un altro pianeta e mi chiedesse di vedere cosa siamo stati in questi 100 anni, non gli farei vedere di certo Matera.
Gli farei vedere le periferie, perchè rappresentano esattamente quello che abbiamo fatto per sopravvivere ad una condizione che era difficile, che ci ha fatto passare da pochi miliardi a tanti miliardi.
Il numero non è una cosa casuale, come il numero di abitanti che vive ora nei paesi del meridione, pochissimi.
Abbiamo abbandonato l’appennino, abbiamo abbandonato i paesi storici, le nostre radici: il 65% degli abitanti del mondo vive nelle grandi città e nei grandi poli urbani.
La cosa fa pensare che quello che resta della campagna, quello che resta del paesaggio, non è abitato e negli ultimi anni cominciamo a perdere abitanti”.
- Il rapporto tra Fuksas e Matera, che oggi è Capitale europea della Cultura, ma che lei ha già conosciuto a fine anni ’60.
“Pensavamo che il futuro di questa città partisse da questo, invece sono partiti gli abitanti, non è partito il futuro”.
- Parlare di innovazione significa parlare anche di democrazia.
“Questa è una frase che mi disse Shimon Peres con cui abbiamo costruito il Peres Center for Peace a Jaffa.
E lui mi disse che non ci sarà democrazia senza innovazione e viceversa, sono due cose che vanno insieme, voglio dire, non è che la scomparsa del lavoratore, del tecnico, della manualità, dell’intelligenza umana, possa servire all’innovazione.
- Ci troviamo in questo posto magnifico, Casa Cava, che, giustamente, la prima cosa che lei ha notato alzando gli occhi è che siamo in una caverna in realtà, un simbolo platonico.
“Platonico si,
Ci troviamo qui in Meridione, e gli unici che stanno studiando sono i meridionali e gli unici che prendono tante lauree, tante master…
Le scuole del Meridione stranamente funzionano meglio che al Nord”.
- Cosa vorrebbe realizzare qui a Matera?
“Niente perchè è stato fatto tutto.
Meno si tocca e meglio è.
Io non ho il coraggio e non vorrei assolutamente fare nulla, anzi, più che realizzare vorrei distruggere.
Soprattutto l’entrata di Matera”.
- Pochi mesi fa nel corso di una trasmissione televisiva le è stato chiesto quale posto d’Italia consiglierebbe ad un amico, e lei ha risposto Puglia e Matera. Come mai?
“C’è una ragione: perchè si sta riscoprendo.
In realtà ne parlano un po’ tutti, in tutto il mondo, sia della Puglia che di Matera.
Solo Matera perchè la Basilicata non è ancora molto conosciuta.
State cercando solo il petrolio da tutte le parti e anche purtroppo sulle coste pugliesi.
Non hanno bloccato nulla: non hanno bloccato l’Ilva, la xilella non si sa da dove esce fuori, gli alberi si stanno abbattendo e la Tap è sempre li.
Per cui la battaglia dei giovani, di quelli che vogliono innovazioni, non è successa.
Anzi, se non vi riprendete, voi con coraggio, credo massacreranno quel poco che ancora c’è da massacrare”.
- A proposito di giovani, cosa consiglierebbe a quei ragazzi che decidono di investire il proprio futuro qui in Basilicata?
“A me, se uno di una certa età, come me, avesse dato a me giovane qualche consiglio… Io gli avrei detto una brutta parola.
Essere giovani significa anche sbagliare da soli”.
- E in generale alla Basilicata, cosa consiglia?
“Alla Basilicata consiglio prima di tutto di fare un treno e non potete nemmeno metterci 13 anni per restaurare il Duomo”.
- Inoltre, c’è anche una grande carenza di contenitori culturali, anche a Matera, cosa ne pensa?
“No, ecco, io sui contenitori culturali non sono d’accordo, perchè qui bisogna fare prima la cultura e poi trovare dove metterla, invece ora si fanno tanti contenitori, tutta l’Italia è piena, non si fa altro quando non si sa che fare.
Quando mi invitarono a fare una conferenza a Beaubourg, a Parigi, era il 1981/82, Mitterrand parlò di spazi polifunzionali e disse che l’unico che considerava tale era il letto, in cui ci si può dormire, mangiare e fare tante cose.
Dopo questa frase tutti si misero a ridere capendo che quella cosa non funziona.
Non ci vogliono ne spazi polifunzionali e nemmeno contenitori, le idee possono nascere da qualsiasi parte.
Come diceva Rocco Scotellaro: “La poesia nasce d’appertutto, anche in un porcile”.
- C’è un progetto a cui sta lavorando adesso?
“Si! Se no morirei di fame!
Stiamo facendo un grande progetto in una città che è nata prima di voi, Gerusalemme, stiamo realizzando il Palazzo dei Congressi e un paio di progetti intorno: 2 alberghi, 1 centro direzionale e 1 piazza”.
Di seguito alcune foto.