Le dichiarazioni del vescovo della diocesi di Melfi, Rapolla, Venosa, monsignor Gianfranco Todisco, circa un sistema di tangenti in atto presso l’indotto Fca di Melfi in cambio di lavoro, non sono una voce nel deserto.
È stata riportata la testimonianza di una madre della provincia di Foggia a repubblica ove la donna ha dichiarato di aver versato a un sindacato circa 5000 euro per far lavorare il figlio presso l’indotto Fca di San Nicola di Melfi.
L’episodio risale al 2015 e il ragazzo aveva all’epoca 24 anni.
Grazie ad una serie di contatti e intermediari che sapevano muovere le pedine giuste, il giovane viene assunto, dietro pagamento avvenuto in più fasi, per un periodo di prova ma allo scadere dello stesso l’azienda decide di licenziarlo (segno questo di come l’azienda non fosse a conoscenza dei rapporti tra la famiglia e il sindacato).
La madre del ragazzo si rivolge ad un avvocato e denuncia il fatto.
Il pm di Foggia, Antonio Laronga, ha tuttavia archiviato il fatto giudicandolo penalmente irrilevante, perché la famiglia sapeva che la somma era destinata a remunerare gli indagati per l’intermediazione effettivamente svolta. Il risarcimento potrà insomma esserci solo in sede civile.
Le dichiarazioni del vescovo, che non era a conoscenza di questo episodio, troverebbero ulteriore conferma.
Ieri pomeriggio è stato ascoltato in Procura a Potenza, segno che la magistratura si sta muovendo per fare chiarezza.