Tremendi temporali si sono abbattuti sul Vulture-Melfese, provocando danni ingenti.
La Cia Agricoltori, in una nota stampa, è tornata sull’argomento denunciando:
“Ancora ‘bombe d’acqua’ hanno creato danni non solo a colture ortofrutticole, ma anche ad infrastrutture rurali, causando l’isolamento di aziende agricole difficili da raggiungere.
È accaduto nel Vulture-Melfese-Alto Bradano, dove ci sono ancora contrade rurali con strade impercorribili”.
Leonardo Moscaritolo, presidente Cia Melfi, aggiunge:
“Il fenomeno delle avversità atmosferiche continua a ripetersi e non è certo il risarcimento di danni da avviare con la solita procedura regionale a risolvere il problema.
Si deve intervenire nella prevenzione.
Il riconoscimento del ruolo di agricoltori-manutentori del territorio e quindi non solo della propria azienda, rappresenta un salto di qualità che va tradotto in provvedimenti unitari tra i Dipartimenti Infrastrutture ed Ambiente in sinergia con le organizzazioni professionali agricole”.
Per la Cia bisogna innanzitutto:
“Realizzare uno stretto collegamento tra le attività affidate al Consorzio di Bonifica unico, agli operai idraulico-forestali, a quelli del Progetto Vie Blu, Provincia e Comuni per rendere efficaci gli interventi di difesa del suolo e in particolare degli argini di fiumi e torrenti”.
Nel ribadire la disponibilità degli agricoltori a diventare manutentori del territorio “a costo zero” (con compensazioni su tributi consortili, spese previdenziali ed aziendali), il presidente della Cia aggiunge che:
“È questo l’unico modo per salvaguardare le aziende agricole e i produttori che vivono ed operano a ridosso delle aree fluviali più sottoposte a rischio esondazioni per i noti problemi di scarsa o del tutto inesistente manutenzione e i titolari di aziende colpite da calamità naturali improvvise e violente”.
Donato Distefano, della struttura regionale Cia, aggiunge:
“Si percorra dunque la via della pulizia e dello scavo dei grandi e piccoli canali sui quali non si fa più manutenzione da 30/50 anni.
Devono essere puliti gli alvei e, dove necessario, le sponde dagli alberi e dalla vegetazione che crea ostruzione e pericolo in caso di piena”.
Conclude la Cia:
“La novità principale è che finalmente stiamo passando dal principio teorico della cooperazione inter-istituzionale fra i tanti enti che si occupano di territorio e mondo agricolo, a primi momenti di azioni comuni che coinvolgono principalmente gli agricoltori, ‘primi custodi’ del territorio, e poi ambientalisti, operatori del turismo, oltre, naturalmente, ai Comuni.
Occorre una politica con la quale puntare ad una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate.
Una politica che garantisca il presidio da parte dell’agricoltore, la cui attività è fondamentale, in particolare nelle zone marginali”.