Tiziano Doria, classe 1979 e originario di Venosa, rappresenta probabilmente la felice sintesi di un artista-accademico.
Artista in quanto creatore di opere d’arte, soprattutto fotografiche, che riflettono un linguaggio inedito e di ampio respiro. Accademico perché lavora a Brera.
Tiziano Doria vive e lavora a Milano, capitale italiana dell’arte e del design, capace di competere con le realtà internazionali quali New York o Berlino. Impossibile non lasciarsi contaminare da quel tessuto frenetico e in continua evoluzione che è tipico di Milano.
Nella prossima stagione culturale, che si sta dimostrando sempre più all’avanguardia, si inserisce il prestigioso Premio Cairo, curato dalla redazione di Arte, mensile dell’Editoriale Giorgio Mondadori-Cairo Editore.
L’appuntamento è nelle prestigiose sale espositive di Palazzo Reale di Milano, per conoscere il vincitore del Premio Cairo 2017 e per vedere in mostra, dal 24 Ottobre al 1 Novembre 2017, le opere dei venti artisti under 40 selezionati dalla redazione di Arte.
Tra questi anche il nostro Tiziano Doria, che abbiamo intervistato.
I suoi sono lavori fotografici ma che non parlano di fotografia.
“Lavoro spesso con immagini che non ho prodotto io. Rifotografo immagini già esistenti. Spesso i miei lavori sono un’azione o il documento di quell’azione. Quasi sempre le mie fotografie parlano di fotografia. Quasi sempre le mie immagini non parlano di fotografia”.
Come è arrivato a Milano?
“Grazie alla fotografia. Dopo il diploma di maturità mi sono iscritto all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, lì studiavo pittura. Ma non faceva per me, esigevo una formazione fotografica. La svolta è arrivata con l’istituzione del corso di fotografia di Mario Cresci all’Accademia di Brera a Milano. Cresci, che ha lavorato anche nel territorio materano, ha rappresentato e rappresenta tuttora un punto di riferimento imprescindibile”.
Tra le sue rielaborazioni fotografiche troviamo anche eventi internazionali quali le Olimpiadi.
“Le Olimpiadi mi hanno sempre affascinato e non tanto per il loro contenuto sportivo. C’è l’uomo che si impegna, soffre, è l’emblema della fatica volta a raggiungere un traguardo che lo pone all’apice: il mondo guarda il mondo. In quel momento l’atleta supera un momento che altrimenti lo farebbe soccombere. Ma è una condizione di precarietà, così come ascende così l’uomo può cadere. Ma le Olimpiadi veicolano significati più ampi, sono uno spaccato storico-sociale di grande impatto emotivo, rappresentano miriadi di storie politiche che si intrecciano, si scontrano, si trasformano ad ogni edizione. La mia intenzione è allora quella di non riprendere un momento fotografico in sé perfetto per il suo contenuto estetico, ma rielaborare un’immagine che faccia riflettere”.
Milano è la città dove vive ormai da diversi anni, ma il rapporto con Venosa è rimasto?
“Assolutamente. Ci sono periodi che torno a casa per lavorare e realizzare nuovi scatti fotografici. Ho un legame profondo con la mia terra. Sono e sarò sempre un venosino trapiantato a Milano”.
Il Premio Cairo è solo l’ultimo di una serie di partecipazioni ad eventi artistici internazionali.
“Ho partecipato a diverse mostre e premi non solo a Milano ma anche all’estero, ad esempio in Brasile e in Svizzera. Erano tutte collettive, in cui partecipavano anche altri artisti”.
E una mostra personale?
“Ci sto pensando da diverso tempo, il difficile è riuscire a coniugare le proprie sensibilità con quelle di un curatore. Bisogna individuare attentamente il focus di quello che si vuole fare per riuscire a trasmettere ai visitatori le intenzioni di una mostra personale, che non vuole essere semplicemente celebrativa ma soprattutto vuole essere stimolo di riflessione e conoscenza”.
L’appuntamento con il Premio Cairo è, ricordiamo, a Palazzo Reale a Milano dal 24 Ottobre al 1 Novembre 2017: a Tiziano Doria, artista poliedrico e visionario, auguriamo davvero il meglio.