Pubblichiamo di seguito il comunicato di Gianni Leggieri, capogruppo del Movimento 5 Stelle e consigliere regionale:
“La Commissione Giustizia del Senato mi ha ascoltato sulla spinosa questione dei Tribunali soppressi nel 2013.
Come noto, il Vulture Melfese Alto Bradano ha subito otto anni fa lo scippo del Tribunale di Melfi.
Ho avuto modo di evidenziare la necessità di rivedere quanto prima le scriteriate scelte del passato, che, nella rivisitazione della geografia giudiziaria, non hanno tenuto conto delle reali esigenze e necessità dei territori.
Con me è stato ascoltato l’ultimo Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Melfi, Gerardo Di Ciommo.
È intervenuto, inoltre, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, Dottor Ludovico Vaccaro, che ha evidenziato la pericolosità della quarta mafia foggiana.
La soppressione del Tribunale di Melfi è stata un’onta per gli operatori del diritto, ma, soprattutto, per i cittadini.
Il Disegno di legge con prima firmataria la senatrice Felicia Gaudiano (M5S), in materia di delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari -, rappresenta uno strumento molto valido per rivedere le deleterie scelte degli anni passati e ridare dignità ad intere popolazioni.
Nel 2013, come noto, è avvenuta le soppressione dei cosiddetti Tribunali minori. Tra questi anche quello di Melfi.
Si gridò all’epoca – giustamente – alla scandalo, perché il Tribunale della città di Federico II (qui sono state scritte e promulgate nel 1231 le Costituzioni di Melfi), il terzo per dimensioni della Basilicata, non doveva essere chiuso, dati alla mano e “storia alla mano”.
Tra il 2012 ed il 2013 il Tribunale melfitano venne definito dai dirigenti del ministero della Giustizia “intangibile”. Vale a dire indispensabile, intoccabile. Lo dicevano la storia, ultracentenaria, di quegli uffici giudiziari.
Lo evidenziavano la collocazione geografica e la passione di una classe forense apprezzata in Basilicata e fuori regione.
Il carico di lavoro negli uffici giudiziari del capoluogo è aumentato vertiginosamente con inevitabili effetti negativi per tutti, a partire dagli operatori della giustizia, sino ad arrivare ai cittadini.
I procedimenti nel civile, risalenti, per esempio al 2013, poco prima della chiusura del Tribunale di Melfi, sono tuttora pendenti davanti ai giudici di Potenza.
Il traffico su una delle strade più pericolose della Basilicata, la SS 658 Melfi-Potenza, è aumentato notevolmente, obbligando migliaia di persone (avvocati, personale di Cancelleria, cittadini) a fare ogni giorno lunghi spostamenti verso il capoluogo di regione.
La rivisitazione della geografia giudiziaria ha inferto un duro colpo ad un’intera area, il Vulture Melfese Alto Bradano.
Un circondario con quasi venti Comuni, che in termini di magistrati in servizio (10 del Tribunale e 4 della Procura) garantiva un presidio di legalità e che nel giro di poco si è ritrovato sguarnito.
Una luce, peò, si intravede all’orizzonte. Il Disegno di legge n. 2139 con prima firmataria la senatrice Felicia Gaudiano è un segnale di speranza. In questa fase l’opportunità insita nel Disegno di legge è da cogliere al volo.
Voglio infine ricordare che la mozione e la risoluzione che il Consiglio regionale della Basilicata approvate nei mesi scorsi vanno proprio nella direzione di far rivedere le decisioni del passato.
La risoluzione del Consiglio regionale della Basilicata ha conferito:
“Al Presidente della Giunta regionale ogni più ampio potere, affinché sensibilizzi i ministeri competenti e la Commissione interministeriale di cui al decreto interministeriale dei ministri della Giustizia e per il Sud e la Coesione territoriale del 14.05.2021, ponendo in essere ogni atto idoneo finalizzato alla revisione della geografia giudiziaria in Basilicata e alla riapertura del soppresso Tribunale di Melfi e della sezione distaccata del Tribunale di Matera con sede a Pisticci”.
L’auspicio è che le iniziative legislative avviate possano dare dignità alle popolazioni interessate alla soppressione di numerosi Tribunali italiani, compreso quello di Melfi”.