“I turisti delle radici rappresentano un valido ponte per l’apertura a mercati più ampi da parte del paese d’origine sia in termini di consumo di prodotti che di promozione del territorio per lo sviluppo di flussi turistici in entrata”.
Lo ha detto l’assessore all’Ambiente, Energia e Territorio della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, intervenendo a Matera all’inaugurazione della seconda edizione di “Roots in”, la Borsa del turismo delle origini.
Ha aggiunto Latronico:
“Il turismo delle radici favorisce la destagionalizzazione generando una domanda internazionale che utilizza le infrastrutture tutto l’anno.
Possiamo distinguere i turisti delle radici in due fenomenologie: coloro che hanno perso i contatti con la famiglia e quindi usufruiscono di tutti i servizi turistici – ad esempio pernottamento in hotel – e coloro che li mantengono ancora e svolgono un turismo VFR (Visit Friends and Relatives).
Nonostante questo entrambi sono una grande risorsa poiché favoriscono la promozione del proprio territorio e dei suoi prodotti nei mercati internazionali.
Inoltre, se consideriamo i cambi di tendenza della domanda turistica negli ultimi decenni – meno incline alla vacanza a base di sole e mare in un resort all inclusive e più desiderosa di sperimentare la cultura di un paese, con i suoi riti religiosi, la cucina, l’arte, la musica, e l’incontro con la gente del luogo – possiamo comprendere come il turismo delle radici sia molto affine ad un certo marketing turistico che utilizza termini come ‘autentico’, ‘vero’, ‘responsabile’ per promuovere nuove destinazioni e comunicare esperienze educative come lezioni di cucina e di produzioni artigianali che portano introiti direttamente all’economia interna, oppure corsi di lingua e di cultura locale.
Queste offerte turistico-educative potrebbero essere destinate a creare un legame tra i membri delle comunità residenti all’estero e la loro patria ancestrale, specialmente per quei giovani discendenti che hanno una scarsa conoscenza del paese dei propri antenati.
Si tratta di viaggi che hanno lo scopo di promuovere ‘un sentimento di appartenenza duraturo nei confronti del territorio d’origine, che genera la volontà di contribuire al suo sviluppo’.
Ma ciò che più conta è non dimenticare che i viaggiatori delle radici sono lucani o figli, nipoti e pronipoti dei nostri corregionali che sono stati costretti ad abbandonare la terra natìa per poter garantire un futuro migliore a sé stessi e ai i propri figli.
Si contano 200 mila lucani andati via dalla loro regione nei primi venti anni del 1900.
La Basilicata ha pertanto il dovere morale di restituire loro una storia: è questo l’elemento centrale da considerare affinché il turismo delle radici non sia solo un mero business ma un modello di inclusione e di rigenerazione, per uno scambio reciproco di competenze, conoscenze, esperienze continuative e durature”.