“È trascorso un anno, era il 13 luglio 2023, da quando il Prof. Donato Martiello, quasi novantenne, è mancato alla sua famiglia, cui era molto legato, ed ai suoi numerosi simpatizzanti”.
Lo ricorda Pasquale Lamorte – ex deputato dc che aggiunge:
“Per iniziativa di un gruppo di amici e dell’Associazione degli ex Consiglieri Regionali, d’intesa con la famiglia, verrà ricordato in un Convegno di approfondimento dopo l’estate.
A me, suo concittadino, che ho avuto la fortuna di conoscerlo da ragazzo, a scuola e nel partito della Democrazia Cristiana, piace richiamarlo alla memoria nella ricorrenza della sua scomparsa.
Donato è stato uomo di cultura, fervente cattolico, instancabile militante di partito, giovanissimo amministratore ed attivo legislatore regionale.
Appartiene a quella generazione di giovani militanti che, stimolati dall’appello degasperiano, scelsero nei primi anni della Repubblica di tradurre gli insegnamenti della dottrina sociale cristiana nell’azione politica.
E lo fecero senza risparmiarsi, facendo sentire la loro voce nelle piazze (proverbiale la capacità oratoria di Donato, così coinvolgente) e nelle Istituzioni.
Il nostro legane risale all’inizio degli anni sessanta, io studente e lui mio Professore di Italiano presso la Scuola Media “Granata” a Rionero in Vulture.
In quel periodo Donato svolgeva anche il mandato di Sindaco.
Si creò fra di noi un forte legame, che presto andò oltre il rapporto docente-discente, influenzato anche dalla forte passione che mostrava nell’esercizio dell’amministrazione civica.
Con questo legame ci ritrovammo impegnati successivamente nella locale Sezione DC e, nel 1971, anche in Consiglio comunale.
Posso ben dire che la nostra amicizia si consolidò in un percorso, non sempre facile, con soddisfazioni e delusioni, fino agli anni novanta.
In questo lungo arco di tempo, che ci ha visti svolgere funzioni delicate nel Partito e nelle Istituzioni, il nostro rapporto è stato sempre leale e collaborativo, anche quando le nostre posizioni divergevano nella dialettica correntizia.
Ricordo che in un Congresso di Partito fummo designati a rappresentare due mozioni contrapposte, forse anche voluto con malizia da chi pensava di mettere a rischio la nostra amicizia.
Il confronto fra noi due fu rigoroso, anche duro in certi passaggi, ma sempre rispettoso e da “amici veri”.
In me infatti non venne mai meno il doveroso rispetto per il mio Professore ed in lui non venne mai a mancare la benevolenza e la comprensione verso il suo ex alunno.
Lo dico di più, quando nel 1975, fui chiamato alla Segreteria provinciale del Partito e nelle cinque campagne elettorali politiche da me affrontate dal 1976 al 1992, Donato è sempre stato prodigo di consigli senza mai ostacolarmi, così come io lo sono stato nelle sue quattro campagne regionali, dal 1975 al 1990, e nell’espletamento delle funzioni di capogruppo consiliare e di Assessore regionale nelle Giunte Michetti e Boccia.
In quegli anni la nostra reciproca attenzione si focalizzò sui problemi di sviluppo del comprensorio del Vulture, dalle aree di sviluppo industriale al completamento dell’Ospedale di Rionero.
Il nostro rapporto continuò anche dopo la fine della DC ed il nostro disimpegno politico, con lunghe conversazioni sulla politica regionale e sull’ evoluzione del sistema politico italiano nella fase del berlusconismo.
Ci accomunava la convinzione che troppo frettolosamente si era posto fine all’esperienza democristiana e che i cattolici avessero ancora da dire la loro alla società italiana, seppure in forme e con strumenti inediti.
Oggi che il ruolo della DC viene ampiamente rivalutato dagli storci non preconcetti, egli avrebbe avuto motivi di compiacimento.
Ma non ha fatto in tempo!
In Basilicata in quel periodo Martiello, che pur aveva osteggiato negli anni precedenti militando nella corrente di Base, manifestò apprezzamenti verso l’On Colombo a cui non mancò di riconoscere linearità e coerenza, in un momento di sbandamento degli ex democristiani e vieppiù deluso dalle troppe fughe di autorevoli dirigenti!
Purtroppo le nostre conversazioni si dovettero interrompere per l’incalzare della sua malattia, che lo limitò molto e che dopo tante sofferenze lo strappò alla famiglia ed agli amici”.