Al fine di consentire ai disoccupati di lungo corso, in modo particolare a quei disoccupati che non hanno potuto fruire della mobilità in deroga, di migliorare la loro capacità di trovare un lavoro e di accedere a un’occupazione soddisfacente, il 28 giugno scorso, la dott.ssa Marianna Iovanni, sindaco del Comune di Venosa, e la dott.ssa Maria Rossella Primola, responsabile del Cpa (Centro per l’agricoltura) di Lavello, hanno stipulato una convenzione sul tirocinio extracurriculare a seguito della quale, dal primo luglio 2022, sono state inserite nelle diverse unità operative del Municipio venosino sei persone da tempo inattive.
Nell’ambito del Vulture e dell’Alto Bradano, il Comune di Venosa è tra le prime amministrazioni ad aver avviato un siffatto progetto.
Promosso dalla Regione Basilicata su proposta dell’Arlab (Agenzia Regionale Lavoro Basilicata), a livello locale, il tirocinio extracurriculare è stato definito nelle sue fasi strettamente operative da Antonello di Tommaso, al tempo stesso responsabile dell’Arlab e del Cpi (Centro per l’impiego) di Venosa.
Oltre a restituire quel senso di cittadinanza perduto a causa di un prolungato periodo di inoperosità, con questa iniziativa, che non costituisce rapporto di lavoro alcuno, il Comune di Venosa intende contribuire al potenziamento dell’occupabilità dei tirocinanti dando loro la possibilità di accumulare esperienza nei sei mesi di apprendistato previsti.
Affiancati e supportati da tutor impegnati nella gestione sia dell’area tecnica che di quella amministrativa, gli stagisti avranno la possibilità di acquisire nuove conoscenze e nuove competenze sì da poterle fare proprie e quindi utilizzarle per garantirsi nuovi sbocchi di lavoro.
In altri termini, per essere maggiormente appetibili nell’attuale esigente e dinamico mercato del lavoro e di conseguenza per accrescere le proprie possibilità occupazionali.
È questa una iniziativa valida non solo in termini professionali, ma anche psico-sociologici.
Se è vero che in prospettiva futura il tirocinio extracurricolare schiude nuove possibilità di lavoro, è altrettanto vero che nell’immediato permette di arricchire il bagaglio culturale dei tirocinanti, di sostenere la loro autostima e di far recuperare loro quel ruolo sociale al quale, obtorto collo, hanno dovuto rinunciare a causa della disoccupazione, soprattutto della cosiddetta disoccupazione di lunga durata.