I Carabinieri della Stazione di Tito hanno deferito in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria due cittadini marocchini, rispettivamente di 30 e 33 anni, responsabili di indebito percepimento del reddito di cittadinanza.
I due uomini, entrambi gravati da precedenti di polizia, erano sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, dovendo recarsi, nei giorni e orari stabiliti, presso la locale Caserma dell’Arma.
Le verifiche hanno consentito di accertare che gli stessi, dal marzo scorso, avevano omesso di comunicare all’INPS la misura loro inflitta, condizione per la quale non è possibile accedere al beneficio.
Dagli accertamenti è emerso che ai due uomini sono state versate somme non dovute per complessivi euro 3.000 circa.
È solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei casi individuati dai Carabinieri nello specifico settore.
Difatti, i militari, nel corso dell’anno, per analoghi reati, hanno denunciato, in:
- San Fele (PZ), ad aprile, tre cittadine romene, di 40, 47 e 51 anni, che avevano prodotto un’autocertificazione attestante, falsamente, di essere residenti in Italia da almeno 10 anni, requisito indispensabile per l’erogazione del beneficio. In quella circostanza era emerso che nel giro di un anno alle tre donne erano state versate somme per circa 9.000 euro;
- Venosa (PZ), un 70enne e la sua compagna, di 56 anni. I due, pur avendo inizialmente diritto al beneficio anzidetto, avevano omesso, in più circostanze, di comunicare all’Ente preposto i periodi detentivi dell’uomo e del figlio della donna, convivente, segnalato come a loro carico, percependo, indebitamente, oltre 7.600 euro;
Si evince pertanto che, dall’inizio dell’anno, 9 persone sono state deferite in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria, per tale tipologia di reato, avendo scoperto che le stesse, illecitamente, hanno sottratto alle casse dello Stato almeno 26.000 euro.
Il risultato conseguito è da annoverare tra i molteplici compiti istituzionali assolti dai reparti del Comando Provinciale Carabinieri di Potenza, i quali, seppur diffusamente coinvolti nei servizi finalizzati a contenere/mitigare il fenomeno epidemico “Coronavirus”, proseguono nel controllo del territorio attraverso le diverse forme di azione, preventiva e repressiva, condotte nei 100 comuni della provincia.